Page 36 - Il mercante d'arte di Hitler
P. 36
presto fu dichiarata nulla, a causa delle sue origini ebraiche.
Solo a quel punto venne a sapere dalla madre che Fritz Gurlitt
non era il suo vero padre e di essere figlio di un altro uomo,
Willi Waldecker. Per precauzione, all’epoca, la donna aveva
distrutto tutti i documenti. In tal modo Manfred risultava
ufficialmente nipote della nonna ebrea e dunque,
conformemente alle leggi di Norimberga, “ebreo per un quarto”.
L’esecuzione delle sue opere fu subito vietata. Manfred fu
costretto a fuggire sempre più spesso all’estero e a svolgere il
suo lavoro all’Opera di Vienna. Nel 1939 emigrò
definitivamente in Giappone, dove continuò a lavorare come
direttore e si dedicò all’attività di insegnamento presso
l’Accademia imperiale della musica. Su pressione dei nazisti,
però, nel 1942 fu da ultimo licenziato anche qui. Dopo diversi,
vani tentativi di rimettere piede in Germania, dopo la guerra
restò infine a Tokyo.
Quando, dopo la prima del 1930 a Düsseldorf, Manfred
Gurlitt mise in scena la sua opera I soldati al Teatro civico di
Altona, l’anno seguente, la città usò l’evento per rendere
omaggio all’intera famiglia. Anche Cornelius Gurlitt – divenuto
figura di riferimento del clan, dopo la morte del padre – partì da
Dresda con la moglie Marie per essere presente. Il 14 novembre
1931 scrisse, pieno di orgoglio, alla sorella: «Devi sapere che la
città di Altona ha fatto affiggere una targa di bronzo sulla
vecchia casa nella Kleine Mühlenstraße, in cui si dice che qui
7
sono nati Louis, Cornelius e Emanuel Gurlitt» (entrambi, questi
ultimi, fratelli di Louis). Lo stesso onore toccherà a lui dopo la
sua morte. Oggi, sulla facciata della sua casa natale a Nischwitz,
in Sassonia, un palazzo adiacente al castello barocco coperto di
foglie di vite, una targa commemora anche lui. Su di essa, in
36