Page 345 - Il mercante d'arte di Hitler
P. 345
le estreme conseguenze di ciò – ma senza però mai fare
concessioni a nessuno. Ancora oggi sono contento di aver
saputo cogliere la congiuntura per crearmi una base e poter così
operare del bene anche in tempi in cui di congiunture non ve ne
2
sono» .
Gurlitt fornisce qui la tipica argomentazione dell’opportunista
convinto non solo di non aver compromesso il suo nome, ma di
aver agito facendo del «bene». Nei primi tre anni dopo la fine
della guerra Gurlitt lavora di lima all’immagine che fornirà di sé
di qui in avanti, a una giustificazione accettabile per quella sua
collaborazione con i nazisti durata fino alla fine. La macchina
da scrivere che ha portato con sé nella fuga è il suo requisito più
importante in quegli anni. Chiuso negli angusti spazi di cui
dispone ad Aschbach, Gurlitt si ritrova talvolta probabilmente a
battere sui tasti dalla mattina alla sera. Le lettere sono il suo
fondamentale collegamento con il mondo esterno, oltre i confini
del paesino. Ogni ritaglio di carta, perlopiù di scarsa qualità, è
utile, a volte anche usata. In quei casi Gurlitt cancella
semplicemente con una riga il lato già scritto e comincia sul
retro una nuova lettera.
Al contempo comincia anche a guardarsi intorno per lavoro.
Alla ricerca di un’occupazione ad agosto del 1945 Gurlitt scrive
le sue prime lettere dalla fine della guerra a colleghi,
collezionisti e conoscenti ad Amburgo. I collegamenti postali a
quell’altezza non sono ancora realmente tornati a funzionare. E
fino a quel momento Hildebrand Gurlitt neppure ha ricevuto
notizie dal fratello Wilibald a Friburgo o dalla madre Marie a
Dresda. Ma per Amburgo si apre una possibilità alternativa per
lo scambio delle lettere. Un corriere consegna regolarmente la
corrispondenza tra il direttore del banco Wunderlich a
345