Page 271 - Il mercante d'arte di Hitler
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avuto notizia dei furti d’arte dell’ambasciata. Come
responsabile acquisti del Museo di Linz, più tardi, ricorrerà ai
servizi di spedizione speciali dell’ambasciata e invierà da lì
opere d’arte a Dresda per corriere espresso. Sebbene Gurlitt non
attinga al bacino d’arte rubata, ha anche lui i suoi metodi per
accaparrarsi opere che, per parte francese, non dovrebbero
uscire dal Paese. In caso di controversia, Gurlitt si giustifica di
fronte al curatore del Louvre, Michel Martin, responsabile dei
permessi di esportazione, dicendo di essere soltanto un
impiegato dello Stato e di essere costretto a portare le opere
all’estero. Gurlitt trasgredisce consapevolmente le disposizioni
delle autorità francesi e fa uscire contro la loro volontà una gran
quantità di importanti dipinti. Stando a Martin, Gurlitt avrebbe
comprato a Parigi in tutto opere per un valore che va «dai 400 ai
18
500 milioni di franchi» . Ben più di comune accordo, come
dev’essere, lavora Gurlitt con Felix Kuetgens, che dal 1940 è in
carica come commissario superiore di guerra nella divisione per
la Tutela del patrimonio artistico e che ha il compito di
salvaguardare i beni culturali dall’uso non autorizzato. Kuetgens
ha ottenuto il dottorato all’Università di Bonn con Paul Clemen,
un vecchio amico del padre di Gurlitt, Cornelius; i due si
conoscono e si rispettano. Con lui Gurlitt collabora a gomito
stretto a Parigi. Non c’è da stupirsi se il commissario mostra
allora di avere tutti i riguardi per lui. Il 9 novembre 1943 Gurlitt
scrive a Kuetgens pregandolo di voler, cortesemente,
confermare agli uffici di competenza il motivo per cui egli
debba inviare frequenti messaggi via telegrafo in Francia e in
Olanda. L’attività, argomenta Gurlitt da sé – dando già per
scontata l’approvazione di Kuetgens – sarebbe «negli interessi
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politico-culturali e valutari tedeschi» .
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