Page 233 - Il mercante d'arte di Hitler
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occhi del pubblico per i successivi otto anni. Le opere vengono
inizialmente portate in un deposito di cereali in Köpenicker
Straße numero 24A. Il 13 gennaio 1938 Hitler si reca a fare un
sopralluogo di due ore al magazzino, accompagnato da
Goebbels. «Il risultato è una strage», scrive trionfante il
ministro della Propaganda il giorno seguente sul suo diario.
«Neppure un quadro risparmiato. Il Führer è per l’esproprio
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senza risarcimento» .
Uomo d’affari dei nazionalsocialisti
All’inizio del 1938 viene presa una decisione per la
“valorizzazione” delle opere confiscate. Una commissione
istituita al caso con Goebbels al vertice divide le opere in
raggruppamenti: una parte comprende il materiale espositivo
della mostra, un’altra sarà utilizzata a scopi didattici, un
ulteriore lotto va senza più precise spiegazioni al ministero
dell’Educazione del popolo e della Propaganda, un piccolo
gruppo invece viene restituito per motivazioni di ordine
diplomatico. Tutto ciò copre all’incirca un terzo delle opere. Un
altro terzo dovrà essere distrutto. L’ultimo terzo viene infine
catalogato come “valorizzabile in contesto internazionale” e si
dispone venga venduto all’estero in cambio di valuta di quei
Paesi. Per predisporre le condizioni giuridiche per la vendite, a
maggio del 1938 viene emanata la Legge sulla confisca dei
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prodotti di arte degenerata . Conformemente al testo attuativo
le opere «di arte degenerata, sottratte a musei o collezioni
accessibili al pubblico e poste sotto tutela prima dell’entrata in
vigore della presente legge» possono «essere confiscate a favore
del Reich senza alcun risarcimento, nella misura in cui al
momento del sequestro queste fossero state di proprietà di
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