Page 232 - Il mercante d'arte di Hitler
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materiali espositivi. Le successive presentazioni mireranno a
delineare ancor più chiaramente l’immagine del nemico sociale
in chiave razzista e anticomunista. La guida all’esposizione,
fornita solo in un secondo momento a novembre del 1937,
spiega al pubblico cosa si intenda con il concetto di “arte
degenerata”: 1) «corrosione di ogni senso della forma e del
colore»; 2) «disprezzo di qualunque idea religiosa»; 3)
«anarchia politica»; 4) «propaganda contro la guerra, ritenuta un
“orrore”»; 5) «bordelli, prostitute e protettori quali esempi di
comportamento»; 6) «negri e aborigeni come modelli razziali»;
7) arte moderna abbassata al livello «degli idioti, dementi e
paralitici»; 8) «visioni desertiche scolpite o dipinte» di artisti
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ebrei, come pure 9) arte astratta nel senso di «compiuta follia» .
Mentre ancora l’esposizione è in mostra a Monaco,
nell’agosto del 1937 si abbatte una seconda ondata di sequestri
che supera di gran lunga la prime ed è causa delle maggiori
perdite per i musei. Nel suo discorso di apertura all’Haus der
Deutschen Kunst, Hitler ha già annunciato la campagna: «A
partire da questo momento intendiamo condurre una guerra per
purificare l’arte dagli ultimi elementi che ne minano
l’integrità». Poco dopo Goebbels ordina il sequestro di tutte le
opere d’arte moderna presenti nelle collezioni pubbliche.
Ancora una volta, Adolf Ziegler parte in viaggio con la sua
commissione attraverso tutto il Paese. Questa volta vengono
requisite circa ventimila opere di oltre 1.400 artisti, tra cui
lavori di Ernst Barlach, Max Beckmann, Marc Chagall, Otto
Dix, Ernst Ludwig Kirchner, Paul Klee, Emil Nolde e Oskar
Schlemme, ma anche di artisti ancora sconosciuti, ancora agli
albori della loro carriera. Con questa operazione, l’arte moderna
è pressoché del tutto rimossa dai musei tedeschi e sottratta agli
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