Page 16 - Il mercante d'arte di Hitler
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proprie connivenze con il regime nazionalsocialista come un
piccolo sgarro. I segni lasciati dall’esperienza al Museo di
Zwickau e il disastro dell’Hambuger Kunst verein lo
convincono ad abbandonare la cornice istituzionale. Poco più
tardi sarà chiaro come egli abbia perduto qualsiasi bussola
interna.
La prospettiva di una seconda Zwickau potrebbe aver spinto
Hildebrand Gurlitt il Primo maggio a quel passo eroico e
assieme fatale. Il ricordo della sconfitta subita come direttore
generale del König Albert Museum di Zwickau, probabilmente,
non gli dà pace. Durante il suo mandato, dal 1925 al 1930, si è
ritrovato costantemente esposto alle critiche dei circoli
conservatori di destra che non gradivano la linea del giovane
direttore del museo. Gurlitt, per prima cosa, mette insieme una
raccolta di opere d’arte moderna e fa allestire l’interno del
museo in stile Bauhaus. Sotto la sua direzione l’istituto diviene
un modello per quella riforma museale che attraverso la politica
culturale liberale della Repubblica di Weimar dovrebbe
rafforzare l’idea della Germania quale nazione fondata sulla
cultura. Sotto la sua guida, un sonnolento museo di provincia si
trasforma in brevissimo tempo in un centro che richiama
pubblico anche oltre i confini regionali.
Ogni giorno, tuttavia, a Zwickau, Gurlitt si è dovuto
giustificare agli occhi della cittadinanza: i fondi a lui concessi
bastavano appena a realizzare i suoi progetti. E ciononostante
Gurlitt è riuscito a imporsi, cosa per la quale è stato
sinceramente applaudito, procurandosi grande stima tra i
colleghi nell’ambiente. Quanto a Zwickau, la maggior parte
degli abitanti non ha compreso in alcun modo le ambizioni di
Gurlitt. Nell’ambiente locale, fatto di industria e lavoro
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