Page 13 - Il mercante d'arte di Hitler
P. 13
spazio espositivo e in sede dell’associazione dall’architetto Karl
Schneider, è come fumo negli occhi per la Lega militante per la
cultura tedesca locale. E poi una vera e propria provocazione,
quasi una forma di sabotaggio: proprio nel cuore di
Rotherbaum, un quartiere immacolato, in mezzo ai tanti edifici
pubblici, tra cui l’università, la stazione dell’emittente
radiofonica settentrionale NDR e i numerosi musei, manca il
pennone con la bandiera.
Il rifiuto a innalzare il vessillo è un atto di insubordinazione e
il direttore dell’Hamburger Kunstverein, Hildebrand Gurlitt,
può ben immaginare quali conseguenze questo comporti per la
sua carriera. Visto con il senno di poi, questo suo gesto
impressiona, ma al tempo stesso confonde, perché Gurlitt di lì a
poco collaborerà con i nazisti, che faranno di lui il loro
principale mercante di opere d’arte. Che uomo è mai questo, che
dopo un atto di tale manifesta fermezza passa invece dall’altra
parte, per arricchirsi nel corso degli anni? Quale valore ha
questo gesto così eclatante che con ancora maggiore evidenza
suggerisce una successiva perdita di orientamento? In due
occasioni, nel giro di pochi anni, Hildebrand Gurlitt prenderà
decisioni gravide di conseguenze per la propria vita, prima
contro e poi a favore del regime nazionalsocialista. Come può
uno spirito critico divenire servo, un alfiere dell’arte moderna
trasformarsi nel suo liquidatore, una vittima in carnefice? La
bandiera assente rimanda a un atteggiamento di cui alla fine non
rimane nulla, una professione di fede che si converte in una
posizione vuota.
Ma il Primo maggio 1933, a ogni modo, quest’immagine è
prova di grande decisione. Hildebrand Gurlitt sa quel che fa, e
sa anche di muoversi in una zona grigia, perché l’Hamburger
13