Page 147 - Il mercante d'arte di Hitler
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La sua prima sfida consiste nel riordinare la collezioni, fino a
quel momento più che altro un potpourri di materiali espositivi
accostati l’uno all’altro risalenti alla metà del XIX secolo. Al
posto di un cumulo di rarità, Gurlitt ordina le opere in sequenza
cronologica, enfatizzandone il significato storico locale. Poco a
poco modifica inoltre la divisione degli spazi, trasformando il
museo nel suo complesso, mentre espone parallelamente già le
prime mostre di Max Pechstein. Consapevole di quanto sia
importante la presentazione delle opere per la loro accoglienza
presso il pubblico, Gurlitt sottopone l’edificio, ancora
relativamente nuovo, a una completa modernizzazione. «Al fine
di valorizzare quanto meritano i pezzi fondamentali del museo,
è stato messo da parte ogni vecchio residuo pesante e di scarso
interesse», si legge nel rapporto dell’amministrazione della città
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circondariale del 1926 .
I dipinti sono ora appesi alle pareti del piano superiore,
nell’ala ovest, dove prima trovava posto la collezione geologica
di minerali. In tal modo la sala più grande potrà essere utilizzata
a partire da questo momento per le conferenze che Gurlitt
intende tenere. Ma la cosa di cui va più fiero è la galleria di soli
dipinti espressionisti, con annessi gabinetti di incisioni dedicati
ai più recenti sviluppi in campo dell’arte: qui sono in mostra
Heckel, Mueller, Nolde e Barlach, come esponenti
dell’Espressionismo, e Pechstein, Kandinsky, Muche, Moholy-
Nagy e Klee, quali rappresentanti dell’arte astratta. L’edificio
viene dotato di un innovativo sistema di illuminazione e l’ala
nord generosamente aperta alla luce del giorno. In
collaborazione con Heinrich Koch, allievo della scuola Bauhaus
di Dessau, Gurlitt idea una combinazione cromatica in scala di
grigi e rosso carminio con cui dipingere le stanze. Per quanti
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