Page 21 - Papaveri e papere
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Povera America!








                                        Quando le aquile volano Basso



            Chi pensa di riconoscere nel titolo qui sopra la parafrasi di uno sprezzante
            giudizio  leninista,  ci  ha  azzeccato  in  pieno.  Se  il  capo  bolscevico  russo

            accusava la più famosa rivoluzionaria della Germania novecentesca, Rosa
            Luxemburg,  di  «essere  un’aquila  che  talvolta  vola  basso  come  un’oca»,
            immaginate quel  che si  può trovare tra le oche che affollano gli odierni

            Campidogli del pianeta…

            Ho cominciato il viaggio dalle cupole di Washington perché sono quelle
            che contano di più: ma anche altri Palazzi a noi più vicini non sperino di
            essere                                                                            risparmiati.

            Proprio come tutti gli altri Colli – non solamente politici – della ricchezza,
            del privilegio e della fama.

            Sento  che  qui  potrei  imbattermi  in  un’obiezione.  Fior  di  studiosi  del
            comportamento  e  della  psicologia  umana  sostengono,  non  senza

            fondamento,  che  la  gaffe  è  «interclassista»,  anzi  di  più,  egalitaria.
            Affligge  allo  stesso  modo  poveri  e  ricchi,  imparpaglia  la  lingua  a
            sveltissimi  Quando  le  a q u i l e   volano  basso  conduttori  televisivi
            come a impacciate suorine, insomma non risparmia nessuno. Sarà allora

            legittimo  condannare  arbitrariamente  alla  gogna  solo  specifiche
            categorie di «colpevoli»? È solo l’invidia sociale che spinge noi anatre
            (meglio che oche, via…) a godere della caduta delle aquile?

            Intendiamoci,  l’amica  offesa  qualche  anno  fa  dalla  mia  sventatezza,

            potendo,  mi  manderebbe  altro  che  alla  gogna:  direttamente  alla
            ghigliottina.  Non  ci  vedevamo  da  moltissimo  tempo,  da  una  giovinezza
            ormai  lontana,  e  incontrandoci  del  tutto  casualmente  per  strada,  fu  lei  a

            riconoscermi  e  fermarmi,  senz’altro  facilitata  dalla  mia  professione
            televisiva.  Per  me  invece  la  sorpresa  non  poteva  essere  più  completa:
            impossibile ritrovare nella matrona leggermente trasandata, dai lisci capelli
            sale  e  pepe,  la  bellissima  e  sottile  fanciulla  bionda  che  amavo  da

            adolescente.  Non  feci  parola  di  tutto  questo  ma,  nell’apparente  banalità,
            dissi assai di peggio: «Scusami, non ti ho riconosciuta. Sei così cambiata!»
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