Page 18 - Papaveri e papere
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con la cancelliera tedesca Angela Merkel al G8 di San Pietroburgo, nel
2006. Inoltre non si parla masticando, come gli capitò di fare a un pranzo
con il premier inglese Tony Blair, e soprattutto non si beve dalla bottiglia,
come sempre il presidente fece anni fa all’ONU, allora gentilmente ripreso
dal segretario di Stato Colin Powell.
Insomma, al massimo evento mondano dei suoi due mandati «Dablia»
aveva cercato di arrivare perfettamente preparato, tra delicati servizi di
porcellana, raffinata argenteria vermeil, calici di cristallo e melodie
eseguite al violino dal virtuoso Itzhak Perlman. E che ti fa, la perfida
Elisabetta? Si alza dal tavolo per il discorso di ringraziamento e, col più
affilato dei suoi sorrisini, esordisce: «Forse dovrei aprire il mio brindisi
dicendo: ‘Quando ero qui nel 1776…’» Un Bush color peperone non ha
potuto che replicare: «Maestà, non posso competere con la vostra
battuta».
E in verità nemmeno con molti cognomi. Questo, della corretta
pronuncia, è sempre stato del resto il suo tallone d’Achille.
Coinvolgendo persone, cose e istituzioni. Il pallino dello spagnolo, che
vivendo in Texas si è sempre vantato di bazzicare, gli ha giocato i tiri
più mancini. Nel giugno del 2001 è in visita ufficiale nella penisola
iberica e compare alla televisione spagnola per dichiarare che «è un
grande onore viaggiare nel vostro Paese e incontrare il re e anche il
primo ministro Ansar». Di fatto il premier si chiamava, com’è noto,
José Maria Aznar: invece ansar in spagnolo vuol dire oca.
A Sydney, in Australia, Bush rivolse un indirizzo di saluto ai leader
riuniti in un vertice dell’APEC (Asia-Pacific Economie Cooperation)
scambiandolo per «un summit dell’OPEC», che è invece
l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio. E all’ONU, per
evitargli in un discorso ufficiale le abituali «grezze» sui nomi, i suoi
collaboratori decisero che era meglio trascrivere le «dizioni».
Purtroppo, per un disguido, il testo in questa versione finì sul sito
ufficiale delle Nazioni Unite, e così il mondo intero fu informato che il
suo leader più prestigioso, per pronunciare correttamente Sarkozy,
doveva leggere «sar-ko-zee», e ancora «moor-eh-tain-ee-a» per
Mauritania, «Key-geez-stan» per Kirghizistan, «kah- liah-kus» per la
capitale venezuelana Caracas e via traslitterando.
Anche la lipotimia sembra accomunare Bush padre e figlio. Se il senior
si accascia sulle ginocchia del premier giapponese, il junior finisce
direttamente per terra. Era appena all’inizio del secondo anno di