Page 94 - Francesco tra i lupi
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evento inedito. La rivoluzione è già nelle trentanove domande, nel fatto stesso che sia il pontefice a volere che
    siano  poste.  Sono  interrogativi  che  durante  i  pontificati  precedenti  non  si  sono  mai  voluti  mettere  con
    chiarezza sul tavolo, perché era sempre dato per scontato che l’opinione dei fedeli – meno che mai il loro
    consenso – non fosse rilevante. Semmai i fedeli andavano istruiti a ubbidire.
      Il questionario in preparazione del sinodo ha sollevato il velo su una quantità di problemi. «Il concetto di
    legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato [dai] battezzati?... La
    convivenza  ad  experimentum  è  una  realtà  pastorale  rilevante?  In  quale  percentuale  si  potrebbe  stimare
    numericamente? Esistono unioni libere di fatto?... I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale
    rilevante?  In  quale  percentuale  si  potrebbe  stimare  numericamente?...  Come  vivono  i  battezzati  la  loro
    irregolarità? Ne sono consapevoli?... Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i
    sacramenti? Quanti chiedono i sacramenti?... Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle
    persone che hanno scelto di vivere in unioni tra persone dello stesso sesso?... Nel caso che abbiano adottato
    bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?». Infine, la domanda che si
    trascina da mezzo secolo, da quando Paolo VI proibì l’uso di contraccettivi con l’enciclica Humanae  vitae:
    «Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione [di questa dottrina] da parte
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    della grande maggioranza delle coppie?» .
      Il documento è stato inviato alle conferenze episcopali nell’ottobre 2013 con l’invito di fornire le risposte
    entro il gennaio 2014. Se papa Francesco voleva tastare il polso della reattività degli episcopati, l’effetto è stato
    immediatamente  visibile.  La  conferenza  episcopale  d’Inghilterra  ha  messo  in  rete  il  questionario,  quella
    italiana no. La conferenza episcopale inglese ha chiesto ai singoli fedeli di rispondere, la Cei ha inviato il
    questionario ai vescovi in vista di una consultazione nei movimenti e nelle parrocchie, di cui si è saputo poco.
    Tra  questi  due  estremi  si  sono  collocati  gli  episcopati  del  mondo.  Molte  diocesi  hanno  gestito  la  materia
    verticisticamente nel rapporto tra vescovi e rappresentanze pastorali e associative. Una parte ha messo invece
    il  questionario  su  internet,  sollecitando  esplicitamente  il  parere  dei  fedeli.  A  Vienna,  a  Lione,  a  Malta,  a
    Baltimora e a Chicago, per fare alcuni esempi, i vescovi hanno promosso il filo diretto con i singoli cattolici.
    Così è successo in una serie di diocesi tedesche, francesi, americane.
      In Italia il giornale dei vescovi «Avvenire» non ha riportato il questionario sul suo sito web nemmeno a
    gennaio, ultimo periodo utile per rispondere. Nonostante il segretario generale del sinodo dei vescovi, mons.
    Lorenzo  Baldisseri,  avesse  dichiarato  in  conferenza  stampa  il  5  novembre  2013  che  ogni  fedele  poteva
    mandare le sue risposte al Vaticano. Il movimento «Noi siamo Chiesa» ha accusato la gerarchia ecclesiastica
    italiana di muoversi con «evidenti reticenze».
      L’idea  del  questionario  è  diventata  un  moltiplicatore  di  iniziative.  Giornali  cattolici  hanno  riprodotto  e
    rilanciato  il  documento,  gruppi  di  base  hanno  mobilitato  i  fedeli  perché  mandassero  ai  vescovi  le  loro
    proposte.  In  Svizzera  la  conferenza  episcopale  ha  rielaborato  le  domande  del  sondaggio  per  renderle  più
    accessibili  al  pubblico,  raccogliendo  circa  venticinquemila  risposte.  In  Germania  un  gruppo  di  diciassette
    docenti di teologia ha diffuso un appello perché la Chiesa «abbandoni una tradizione di teologia morale fissata
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    sull’atto  sessuale  e  il  desiderio  di  voler  regolamentare  tutta  la  tematica  sessuale» .  Un’inchiesta
    dell’associazione della gioventù tedesca cattolica (Bdkj) ha rivelato che il 90 per cento dei giovani cattolici non
    si cura della dottrina sessuale della Chiesa. Risultati che si ripropongono, salvo alcune oscillazioni, in tutto
    l’Occidente.
      L’iniziativa  del  questionario  ha  entusiasmato  molti  fedeli.  «La  Chiesa  scende  in  strada»,  ha  dichiarato  il
    movimento spagnolo Redes Cristianas. «Molte persone si dicono positivamente sorprese nel vedere che il
    pontefice  si  interessa  delle  loro  situazioni  specifiche»,  ha  commentato  Arnd  Bünker,  direttore  dell’Istituto
    socio-pastorale di San Gallo in Svizzera. Alla Bbc di Londra sono pervenute parecchie reazioni. «Sono molto
    cattolica e molto gay», ha scritto Clare: «Papa Francesco ha il potere di cambiare il mondo, certamente il mio
    mondo,  e  sono  orgogliosa  di  far  parte  di  un  movimento  di  accettazione  e  comprensione  all’interno  della
    Chiesa cattolica». «È il tipo di azione che stavo sperando come giovane cattolico», ha commentato Sam. «La
    Chiesa  cattolica  non  ha  bisogno  di  essere  riformata»,  ha  sostenuto  Arthur  Croker.  «È  un’ottima  idea»,  ha
    ribattuto invece Paula Thomson.
      La Chiesa cattolica si sta incamminando per un sentiero nuovo. Lo testimonia la varietà delle reazioni fra gli
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