Page 91 - Francesco tra i lupi
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Francesco non vuole rimanere impastoiato nelle diatribe del passato, vuole andare avanti. E se, come dice
l’antico motto, Ecclesia semper reformanda (la Chiesa è sempre da riformare), allora è indispensabile che l’intero
corpo ecclesiale si mobiliti per andare avanti. Camminare e costruire sono due concetti guida del papa,
espressi sin dalla prima messa con i cardinali nella cappella Sistina.
Nel primo anno di pontificato gli episcopati nazionali si sono mostrati piuttosto silenti e passivi rispetto alla
rivoluzione in corso. Per questo Francesco ha messo in agenda nel secondo anno un tema concreto,
controverso, e su cui i fedeli chiedono una decisione. Ha scelto la famiglia come argomento del sinodo
straordinario dei vescovi dell’autunno 2014. L’opinione pubblica cattolica ha tradotto in termini pratici: si
andrà a decidere della comunione ai divorziati risposati.
Subito si sono accese le polveri. Il successore di Ratzinger alla congregazione per la Dottrina della fede,
Gerhard Ludwig Müller, ha diffuso in sette lingue e pubblicato sull’«Osservatore Romano» un documento che
riconferma il veto. Tra un uomo e una donna battezzati, ha ribadito con durezza, vale l’«indissolubilità
incondizionata» del matrimonio. È dottrina della Chiesa basata sulle parole di Gesù, ribadita da Giovanni
Paolo II e da Benedetto XVI in due documenti. Chi si risposa non può fare la comunione. Non è nemmeno
possibile ai divorziati risposati accostarsi all’eucaristia, prendendo la decisione «in coscienza». Lo ha negato il
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Sant’Uffizio nel 1994 .
Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede non si è fermato alla ricostruzione storica della
questione. Ha toccato polemicamente un principio chiave del pontificato di Francesco: la misericordia.
Invocare per divorziati risposati la misericordia, poiché Gesù ha solidarizzato con i sofferenti – ha precisato
Müller –, «è un argomento debole in materia teologico-sacramentaria, anche perché tutto l’ordine
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sacramentale è esattamente opera della misericordia divina». Dunque il divieto non può essere revocato .
Papa Francesco non ha battuto ciglio. «È una sua opinione», ha commentato in privato. Nel febbraio 2014 ha
creato cardinale Müller a conferma della sua strategia di includere tutte le posizioni nel movimento di riforma
che sta promuovendo. È intervenuto, però, il cardinale Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera e
connazionale di Müller. «Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede non può porre fine alla
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discussione» sul tema che sarà trattato dal sinodo, ha replicato . Marx fa parte del consiglio degli otto cardinali
che il papa ha creato come organo consultivo permanente. Müller pochi giorni dopo lo ha rimbeccato,
sostenendo che l’insegnamento di Cristo e della Chiesa non può essere oggetto di discussione, perché la fede
non è un «programma di partito, che può essere sviluppato a seconda dei desideri degli iscritti».
A quel punto è entrato in gioco il coordinatore del consiglio della corona papale, il cardinale Maradiaga. Con
una sfumatura di umorismo il cardinale honduregno ha detto che Müller «è un tedesco e soprattutto un
professore di teologia tedesco, per cui nella sua mentalità c’è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma io
dico, fratello mio, il mondo non è così, e tu dovresti essere un po’ flessibile quando senti altre voci. Per evitare
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soltanto di ascoltare e dire no, qui c’è il muro» .
Maradiaga ha soggiunto di avere chiesto direttamente al papa perché ha voluto rifare un sinodo sulla famiglia,
quando già ce n’era stato uno nel 1980. «È stato trent’anni fa – è stata la risposta –, la famiglia di allora per la
maggior parte delle persone non c’è più... Ci sono i divorzi, le famiglie arcobaleno, le famiglie con un
genitore solo, i fenomeni dell’utero in affitto, le coppie senza figli, le unioni dello stesso sesso... Certamente la
dottrina tradizionale permarrà, ma le sfide pastorali richiedono risposte contemporanee, che non possono più
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provenire dall’autoritarismo e dal moralismo» .
Si profila un sinodo acceso. Esattamente quello che vuole Francesco. Nel frattempo era sceso in campo un
altro autorevole cardinale di curia, l’americano Raymond Leo Burke, prefetto del tribunale della Segnatura
apostolica. «Diffondere l’idea che ci sarà un cambiamento radicale e che la Chiesa cesserà di rispettare
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l’indissolubilità del matrimonio – ha dichiarato – è sbagliato e dannoso» . Il contrario di quanto propugnato
da parte del cardinale Walter Kasper, ex responsabile del consiglio per l’Unione dei cristiani, che ritiene a
portata di mano la possibilità di fare eccezioni. Per chi ha alle spalle un primo matrimonio fallito e riconosce i
propri errori e si pente, sottolinea Kasper, «dovrebbe esserci una via per partecipare di nuovo alla piena vita
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ecclesiale». Comunione compresa . Fredda la posizione del presidente della conferenza episcopale italiana,
cardinale Bagnasco: «Ripensare i problemi della famiglia non significa cambiare, piuttosto pensare alla luce
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della situazione storica che viviamo» .