Page 60 - Francesco tra i lupi
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quello di metà della popolazione mondiale. Un’altra piaga, che erode la coesione sociale, è il precariato diffuso
a macchia d’olio nei paesi industriali. Anche in Stati di più solido benessere come la Germania, locomotiva
dell’Unione europea, milioni di persone vivono e lavorano sottopagate. È nato il neologismo della
«generazione 500 euro» al mese. Un’inchiesta della rivista «Der Spiegel» del 2012 ha messo in luce che la
riduzione della disoccupazione si è accompagnata alla crescita abnorme del precariato sottopagato, che spesso
non sa cosa succederà la settimana seguente. L’indagine rivela che 1,4 milioni di persone ricevevano meno di
5 euro all’ora e altri otto milioni potevano contare su un reddito inferiore ai 9,15 euro per ora: con una
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notevole differenza rispetto a dipendenti che svolgono lo stesso lavoro con contratti stabili . Per questo
motivo il patto di coalizione stretto in Germania tra democristiani e socialdemocratici nel dicembre 2013 ha
previsto di innalzare il salario orario minimo a 8,50 euro l’ora a partire dal 2015.
Quando papa Francesco parla di disuguaglianze intollerabili non fa un discorso astratto, parla il linguaggio di
milioni e milioni di famiglie, entra nelle case delle persone con la stessa immediatezza di quando augura
«buona domenica». Diceva lo storico inglese Eric Hobsbawm che Giovanni Paolo II nella sua condanna del
liberismo selvaggio poteva essere considerato come l’ultimo socialista del XX secolo. «Neues Deutschland»,
un tempo testata del partito comunista della Germania orientale, ha pubblicato una vignetta in cui il profilo di
Francesco è affiancato a Marx ed Engels.
In realtà non c’è nulla di ideologico nelle posizioni del pontefice. Bergoglio è sempre stato contrario alla
teologia della liberazione di impronta marxista. Il suo sguardo è appuntato concretamente sul divario
inesorabilmente crescente tra la minoranza felice e la maggioranza sempre più distante dal benessere. In modo
semplice e realistico ha spiegato una volta perché non funziona la celebre teoria liberista secondo cui,
lasciando libero sfogo alle forze economiche senza intrusioni statali, vi sarebbe alla fine una ricaduta favorevole
sul mercato tale da portare sicuramente benessere anche agli strati inferiori. «C’era la promessa che quando il
bicchiere fosse stato pieno, sarebbe trasbordato e i poveri ne avrebbero beneficiato. Accade invece che quando
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è colmo, il bicchiere magicamente s’ingrandisce, e così non esce mai niente per i poveri» .
Se lo chiamano marxista, Bergoglio non si offende. (In realtà le sue ascendenze politiche lo avvicinano
semmai al peronismo sociale.) Lui è contro l’ideologia marxista, ma non nasconde di aver conosciuto molti
marxisti come persone «buone», a partire dalla donna che dirigeva il laboratorio chimico dove lavorava da
giovane: Esther Ballestrino, sequestrata e uccisa nel 1977 dopo che le squadre segrete della dittatura avevano
assassinato la figlia e i due generi. Per Francesco l’imperativo è religioso. Esiste un legame indissolubile tra la
buona novella del cristianesimo e l’amore fraterno concreto. Gesù ha sempre esortato alla giustizia e alla
misericordia verso i poveri. Perché oscurare ciò che è così chiaro? Una comunità religiosa, che pretenda di
stare tranquilla senza occuparsi realmente dell’inclusione dei poveri, finirà per perdersi in una «mondanità
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spirituale, dissimulata con pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti» .
Per la Quaresima 2014 Francesco ha preparato un messaggio in cui mette in luce la stretta correlazione tra
miseria morale e miseria materiale, che «tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona
umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni
igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale». La miseria è molto più di un insufficiente
status economico, ha spiegato. «È la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza». La povertà morale
che ne deriva, equivale ad un «suicidio incipiente».
Parole molto dure, unite all’esortazione che il tempo quaresimale porti le coscienze a convertirsi alla
giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione. Sapendo che aiutare gli altri esige un prezzo
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personale. «Diffido dell’elemosina che non costa e non duole», afferma severamente il papa . Gli idoli del
potere, del lusso e del denaro – non si stanca di ribadire – si contrappongono ad un’equa distribuzione delle
ricchezze. Il papa è convinto che tema cruciale del XXI secolo sia la questione di una piena integrazione dei
poveri nella società. Al di là dei successi di uno sviluppo scientifico e tecnologico imponente, permane
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l’economia dell’esclusione. «Questa economia uccide» .
Francesco non ama parlare in astratto. Settimana dopo settimana ripropone questi concetti nel linguaggio di
ogni giorno. Si rompe un computer, ha detto un giorno all’udienza generale in piazza San Pietro, ed è una
tragedia. «Se in una notte d’inverno, qui vicino in via Ottaviano, muore una persona, quella non è notizia... se
in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, sembra normale... Così le persone