Page 61 - Francesco tra i lupi
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    vengono  scartate  come  se  fossero  rifiuti» .  Idee  che  il  pontefice  rilancia  poi  su  Twitter:  «Non  possiamo
    dormire tranquilli mentre bambini muoiono di fame e anziani non hanno assistenza medica». Il suo account
    in nove lingue @Pontifex ha ormai superato gli undici milioni di follower.
      Il  12  dicembre  2013  la  riflessione  amara  del  pontefice  si  è  specchiata  nella  realtà.  Un  barbone
    sessantatreenne  è  stato  trovato  privo  di  sensi  a  pochi  metri  da  piazza  San  Pietro,  presso  il  parcheggio  del
    Gianicolo. Trasportato all’ospedale, è morto. Nessuna traccia di lui nelle cronache dei giornali. Francesco lo
    aveva ribadito nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium: «Non è possibile che non faccia notizia il fatto
    che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti di Borsa».
    Lungo via della Conciliazione molti senzatetto si accampano di notte. Spesso Francesco manda l’elemosiniere
    papale, il polacco Konrad Krajewski, a portare qualche aiuto. Riattualizzando un’antica carica, che risale al
    medioevo.  Lui  stesso  vorrebbe  incontrare  i  diseredati  come  faceva  con  i  cartoneros  di  Buenos  Aires,  gli
    emarginati che si fabbricano un riparo con le scatole di cartone. Ma finora è stato trattenuto dalla sicurezza
    vaticana. Per volontà del papa, mons. Krajewski ha celebrato i funerali del senzatetto alla presenza del cardinale
    di curia Fernando Filoni.
      Simbolicamente il colonnato del Bernini è diventato un rifugio della disperazione. Come se la vicinanza del
    papa argentino desse più risonanza ad un estremo grido di aiuto. Pochi giorni dopo un ambulante si è dato
    fuoco all’ingresso di piazza San Pietro. «Sono stanco e non ho un lavoro» era scritto sul biglietto che gli hanno
    trovato nella tasca della giacca prima di portarlo in ospedale, dove poi sarebbe morto.
      Nella sua battaglia contro l’«economia dello scarto», Francesco è sostanzialmente isolato di fronte ai poteri
    economici e politici. Il Forum mondiale dell’economia a Davos lo ha cortesemente invitato nel gennaio 2014
    a inviare un messaggio, perché si fa strada la consapevolezza che un eccesso di squilibri sociali rappresenti un
    pericolo,  e  anche  nel  Fondo  monetario  internazionale  emergono  riflessioni  similari.  Christine  Lagarde,
    direttore  generale  del  Fmi,  ha  definito  insostenibile  la  disoccupazione  giovanile  raggiunta  in  alcuni  paesi
    europei, parlando del rischio di una «generazione perduta». Però il cambiamento di direzione che Francesco
    chiede è troppo radicale per essere accettato dall’establishment economico e finanziario.
      Sulla scena politica italiana, fra i principali partiti, non ce n’è uno che abbia elementi di programma come
    quelli  auspicati  dal  papa  argentino.  Lo  stesso  accade  in  altri  paesi  occidentali,  anche  se  a  tratti  affiora  la
    preoccupazione per il drastico deterioramento del ceto medio.
      L’elezione del democratico Bill De Blasio a sindaco di New York è il segnale che su certi temi il papa ha
    intercettato sentimenti profondi dell’opinione pubblica. De Blasio ha vinto (anche se alle urne si è recato
    solamente il 24 per cento degli elettori) con un programma che per la cultura politica statunitense ha venature
    radicali: tassazione dei redditi superiori ai cinquecentomila dollari per finanziare edilizia popolare e asili nido,
    salario minimo locale, giorni di malattia retribuiti.
      I moniti allarmati dell’Evangelii  Gaudium  sono  stati  accolti  spesso  con  ostilità.  Sulle  pagine  economiche
    dell’autorevole settimanale tedesco «Die Zeit», Francesco è stato attaccato frontalmente per le sue denunce
    della «tirannia invisibile» della speculazione finanziaria e degli ideologi dell’autonomia illimitata del mercato. Il
    commentatore gli ha rimproverato di avere scritto un pamphlet in ritardo di un secolo e mezzo e ha chiesto
    beffardamente se, visto che dipinge il capitalismo come ricettacolo di tutti i mali, il papa pensa siano meglio
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    Cuba, il Venezuela, l’Arabia Saudita o il clepto-capitalismo della Russia . In Inghilterra il «Financial Times»
    ha  accusato  il  pontefice  di  fare  errori  di  analisi.  Sebbene  il  divario  tra  ricchi  e  poveri  sia  aumentato  e  la
    condizione  della  classe  media  in  Occidente  sia  peggiorata  –  ammette  il  quotidiano  britannico  –  va
    riconosciuto che la globalizzazione e la delocalizzazione di produzione nel Terzo mondo hanno prodotto la
    «fuoriuscita dalla povertà di centinaia di milioni di persone in Cina e in India» e in altri paesi dove le imprese
    occidentali hanno delocalizzato.
      A differenza del lupo di Gubbio con san Francesco, i lupi dell’egoismo non hanno intenzione di baciare la
    mano al Francesco argentino. Bergoglio non arretrerà. Povertà, esclusione, tratta degli schiavi sono per lui
    peccati sociali di fronte ai quali non chiudere gli occhi. I nuovi schiavi del lavoro forzato clandestino o in
    condizioni illegali sono venti milioni secondo i dati delle Nazioni Unite e aumentano ogni anno. Francesco
    vorrebbe che questa tratta, rimossa dall’attenzione dei governi, fosse punita come «crimine contro l’umanità».
    A Obama in Vaticano il papa ha chiesto un impegno preciso. I nuovi schiavi sono presenti anche in Italia,
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