Page 14 - Francesco tra i lupi
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definisce mai pontefice.
Il suo primo gesto è un Pater-Ave-Gloria per il «nostro vescovo emerito Benedetto XVI». Con lui pregano a
voce alta nell’ombra serale decine di migliaia di uomini e donne, assiepati nell’abbraccio del colonnato di
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Bernini. «Vi ringrazio dell’accoglienza», dice con semplicità .
Ma il gesto che scuote gli animi e buca i teleschermi del mondo è la pausa che fa prima di impartire la
benedizione urbi et orbi: «E adesso vorrei dare la benedizione – scandisce lentamente con voce calma, bassa,
senza alcun tentativo di sedurre l’uditorio – ma prima... prima, vi chiedo un favore. Prima che il vescovo
benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica... la preghiera del popolo,
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chiedendo la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me» . E cala
un silenzio emozionato su piazza San Pietro. «Mi venne la pelle d’oca», rammenta un prete.
Francesco nasce papa così. La paura, che ha avuto prima di affacciarsi e iniziare il suo governo, si è dissolta.
«Mi molto piace nuovo papa», balbetta una giovane fedele di quella Germania che ha respinto il papa tedesco.
Un prete d’Oltralpe, guardando lo schermo, racconta di avere provato la sensazione che «lassù in Vaticano
fosse apparso un uomo simile a un prete, vicino a loro nelle preoccupazioni, nelle speranze, nella
quotidianità».
Una pellegrina umbra, vedendo la domenica successiva come avvolge nel suo abbraccio un malato rigido e
contorto e ascoltando il suo «buon pranzo» finale, riassume: «Dicendo buona sera, si è messo al nostro livello.
Stringendo la carne degli handicappati, partecipa al dolore di ciascuno di noi. Augurando buon pranzo,
mostra di capire che per molti arrivare al pasto è diventato un problema». «La gente respira di nuovo»,
commenterà un sacerdote milanese.
Il nunzio in Venezuela Pietro Parolin, destinato a diventare nuovo segretario di Stato, registra l’immediato
cambio di atmosfera: «Da una Chiesa assediata, con mille problemi... che sembrava po’ ammalata, siamo
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passati ad una Chiesa che si è aperta» . Da quel 13 marzo Francesco non abbandona più l’immaginario della
gente. Otto anni dopo la morte di Giovanni Paolo II, è tornato sulla scena mondiale un papa che conquista
cuori e menti dei contemporanei.
A Castel Gandolfo un uomo dai capelli bianchi, il viso smunto, precocemente invecchiato, ha seguito alla tv
l’apparizione del nuovo pontefice. È Joseph Ratzinger, papa emerito. Senza di lui questa elezione non avrebbe
potuto realizzarsi. Quando ha abdicato, l’ex segretario di Wojtyla, cardinale Stanislao Dziwisz, ha detto che
«non si scende dalla croce» del pontificato. Quasi fosse un disertore.
Non è vero. Benedetto XVI non è fuggito. Ratzinger ha compiuto un atto di forza, spalancando la porta al
futuro.
9 A. Tornielli, «www.lastampa.it», 11.03.2013.
10
Ordo rituum conclavis.
11
A. Bagnasco, Colloquio con l’autore.
12
«www.liberoquotidiano.it», 13.03.2013.
13 A.M. Vegliò, Colloquio con l’autore.
14
E. Piqué, Francesco. Vita e rivoluzione, Lindau 2013.
15
Ibid.
16
Francesco, La mia porta è sempre aperta, Rizzoli 2013.
17 «Adnkronos», 8.03.2013.
18
E. Himitian, Francesco. Il Papa della gente, Rizzoli 2013.
19
L. Brunelli, «I classici di Limes», n. 1, 2009.
20
Ibid.
21 E. Himitian, Francesco. Il Papa della gente, Rizzoli 2013.
22
C. Martini Grimaldi, Ero Bergoglio, sono Francesco, Marsilio 2013.
23
E. Himitian, Francesco. Il Papa della gente, Rizzoli 2013.
24
Francesco, Udienza ai rappresentanti dei media, 16.03.2013.
25 D. Viganò, Convegno Aiart, Pavia 25.10.2013.
26
E. Scalfari, «la Repubblica», 1.10.2013.