Page 12 - Francesco tra i lupi
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trimestrale  «Concilium».  Ratzinger  papa  ha  trasferito  Scola  dalla  sede  patriarcale  di  Venezia  alla  sede
    arcivescovile di Milano. Guidare la più grossa diocesi d’Europa lo mette maggiormente in vista. Una scelta –
    non richiesta da Scola – che molti cattolici hanno criticato sottovoce, perché finiva per sminuire il seggio
    patriarcale.
      La domenica prima del conclave il «Corriere della Sera» è uscito in prima pagina titolando «La speranza di un
    pontefice italiano». Quasi che l’elezione dell’arcivescovo di Milano potesse rappresentare un provvidenziale
    riscatto nazionale e, per la Chiesa, una benefica via d’uscita dalla crisi del pontificato ratzingeriano. In attesa
    dell’evento gli aderenti a Comunione e liberazione – movimento in cui il cardinale è cresciuto – sono affluiti
    massicciamente a Roma.
      Mentre  in  basso  la  folla  attendeva,  nella  cappella  Sistina  si  è  prodotta  un’impennata  vertiginosa  di  voti  a
    favore di Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires.
      Non lo ha fermato neanche l’incidente del quarto scrutinio, avvenuto nel pomeriggio, quando un anziano
    cardinale si è sbagliato infilando nell’urna due schede. Votazione annullata, poiché risultava un suffragio in più
    rispetto ai centoquindici votanti. Si è rivotato subito. Bergoglio, partito con una ventina di suffragi il primo
    giorno, ha visto crescere costantemente, scrutinio dopo scrutinio, i suoi voti fino ad arrivare alla valanga di
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    novanta  suffragi .  Molti  più  dei  settantasette  necessari.  Più  degli  ottantaquattro  voti  ricevuti  nel  2005  da
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    Joseph Ratzinger . «È stato come un rubinetto che si apriva sempre di più», confida un cardinale.
      Di quel conclave precedente, da cui uscì eletto Benedetto XVI, Bergoglio è stato un protagonista. Punto di
    riferimento dello schieramento riformatore guidato dal cardinale Carlo Maria Martini, malato di Parkinson, e
    perciò inimmaginabile come successore di Giovanni Paolo II, morto piegato dalla stessa malattia. Al terzo
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    scrutinio Bergoglio aveva totalizzato quaranta voti contro i settantadue di Ratzinger .
      Poi si era ritirato cedendo il passo al cardinale tedesco, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede.
    Non  voleva  essere  utilizzato  come  testa  di  ariete  del  gruppo  anti-ratzingeriano.  E  aveva  avuto  paura.
    D’altronde i rapporti di forza interni al conclave del 2005 non gli davano nessuna chance.
      Questa volta non pensava di tornare in gara. Imbarcatosi sul volo Alitalia del 26 febbraio diretto da Buenos
    Aires a Roma, il cardinale argentino si era seduto al suo posto della fila 26 – accanto all’uscita di emergenza per
    distendere meglio le gambe – ripetendo agli amici, che prima di partire lo avevano sondato sui suoi progetti:
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    «State tranquilli. Non esiste la minima possibilità che io venga eletto papa» . Eppure in Argentina c’era chi
    pensava il contrario. Padre Alejandro Russo, rettore della cattedrale di Buenos Aires, prima di partire gli aveva
    detto:  «Quando  in  conclave  sentirà  eminentissimo  Bergoglio  75,  eminentissimo  Bergoglio  76,
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    eminentissimo  Bergoglio  77  e  scatterà  l’applauso,  si  ricordi  di  me...» .  Anche  un  suo  collaboratore,
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    salutandolo, gli confida: «Forse è arrivato il suo momento» . Bergoglio non ci crede, si schermisce. Ma in
    quei giorni incerti dopo le dimissioni di Benedetto XVI, parlando ad un avvocato suo conoscente, gli scappa
    anche detto: «Se vengo scelto, saprei cosa fare».
      Ora,  il  13  marzo  2013,  mentre  nella  Sistina  il  cardinale  Giovanni  Battista  Re,  chiamato  a  presiedere  il
    conclave,  gli  chiede  se  accetta  l’elezione,  il  porporato  argentino  replica  senza  esitazione  con  un  chiaro  sì.
    «Vocabor Franciscus in memoriam sancti Francisci de Assisi... (mi chiamerò Francesco in memoria di san
    Francesco di Assisi)», scandisce in latino. E tuttavia, racconta un partecipante al conclave, «solo all’ultimo
    momento si è reso conto che l’elezione diventava realtà!».
      «Bergoglio durante lo scrutinio era seduto nella fila di fronte – ricorda un altro cardinale – e aveva un viso
    serio, di una serietà serena». Molti cardinali elettori rimangono sorpresi perché inaspettatamente tutto si è già
    compiuto: «Al momento del voto decisivo abbiamo provato gioia. La rapidità ci ha dato un senso di sollievo...
    Non era programmato».
      Un brivido, aggiunge un altro testimone, si produsse appena Bergoglio annunciò il nome che avrebbe preso.
    «Per le file dei porporati passò come una scarica elettrica. Capivamo di essere in presenza di una svolta in
    spiritualità.  Francesco  significa  croce,  gioia,  povertà».  Lui  stesso  ha  raccontato  ai  giornalisti  il  momento
    cruciale  del  conclave.  «Nell’elezione  avevo  accanto  a  me  l’arcivescovo  emerito  di  San  Paolo,  il  cardinale
    Cláudio  Hummes...  un  grande  amico!  Quando  la  cosa  diveniva  un  po’  pericolosa,  lui  mi  confortava.  E
    quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il papa. E lui mi abbracciò,
    mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri... ho
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