Page 119 - Riflessologia della memoria
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orientarci in questo mutevole e incerto territorio.
Programmi di altre vite
Per chi crede nella vita dopo la morte, e in particolare nella reincarnazione, non è poi così
difficile attribuire certi ricordi a un'esperienza lontana che, pur non appartenendo all'attuale
corpo, resta comunque patrimonio dell'Anima e dello Spirito. Potremmo chiederci, però,
perché i ricordi rimangono sotto la soglia della coscienza per poi esplodere, o semplicemente
riaffiorare in modo vago, per effetto di un elemento scatenante.
Una spiegazione assai verosimile è che una tale mole di ricordi, compresi anche quelli
dolorosi e traumatici, sarebbe faticosamente gestibile da un essere umano, che si sentirebbe
schiacciare sotto un simile peso. Per non parlare del fatto che sarebbe dannoso, per un sano
sperimentare e una reale evoluzione dell'essere, non beneficiare di una certa dose di sano
oblio. Ma allora perché, nell'arco della vita, si attivano, a scadenze in qualche misura
prefissate, alcuni programmi collegati a queste memorie?
Mettiamola così: nel corso della vita, ognuno ha un certo numero di questioni, anche molto
antiche, che devono trovare risposta. Per giungere alle risposte occorre essere pronti a fare le
opportune esperienze e a distillarne il prezioso nettare. Ogni “lezione” da imparare ha un suo
momento, così come ogni nodo da sciogliere, ogni problema da risolvere, ogni conflitto da
superare. Scrive Jung in Ricordi, sogni, riflessioni:
“È vero che nella natura pare che sia disponibile una conoscenza illimitata, ma in realtà
questa può essere compresa dalla coscienza soltanto in circostanze di tempo opportune. Il
processo, presumibilmente, è analogo a quello che si verifica nell'anima individuale: un
uomo può portare con sé per molti anni un indizio di qualche cosa, ma riesce a
comprenderla con chiarezza soltanto a un certo momento della sua vita”.
Avviene così che, al rintocco di un certo orario, si attivino le informazioni atte a
promuovere un avanzamento lungo il cammino della vita. Quello che stiamo cercando di dire è
che sembrerebbe proprio che il corpo conservi memorie che la mente non conosce, e che sia
pronto a liberarle al comando appropriato. Quindi si tratterebbe di una memoria, patrimonio
dell'inconscio, riflessa e “cristallizzata” nel corpo all'insaputa della mente cosciente.
Conserviamo programmi di altre vite, che si manifestano come congegni pronti a detonare a
una data ora...
Un karma familiare
Per chi non concorda con la teoria della reincarnazione, la strada che rimane aperta è quella
della trasmissione ereditaria (anche se una non esclude l'altra). Secondo quest'ultima ipotesi,
possono venire tramandati all'interno di una famiglia anche caratteri psichici ed emotivi,