Page 31 - La coppia intrappolata
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1.3 Le strutture di personalità coinvolte 17
l’esperienza di vita, il succube è autorizzato ad autocondannarsi e a essere iper-
critico con se stesso;
• “devo avere il controllo” – Per il succube perdere il controllo è qualcosa che
lo getta nel panico, si sente rassicurato solo se riesce ad avere una certa pre-
vedibilità delle cose, quindi è in continuo stato di allerta e tensione che lo lo-
gorano;
• “quando non è chiaro avere il perfetto corso delle azioni è meglio non fare nien-
te” – Questo pensiero è il pensiero che mantiene statico il succube nel rapporto
con il dominante; non potendo avere la certezza di una vita migliore senza il do-
minante, accetta passivamente la relazione.
L’ossessivo-compulsivo ha la tendenza a considerare le cose come “tutto o nien-
te” oppure esalta o catastrofizza le situazioni. Queste distorsioni cognitive condizio-
nano il succube nel vivere la relazione con il dominante come bellissima se ci sono
momenti di gioia per poi smentirsi subito dopo le varie mortificazioni che subisce.
Questa altalena di distorsioni contribuisce a giustificarlo nel mantenersi in trappola.
Quando descrive la sua storia è sempre al 50%, pari merito è bellissima, pari meri-
to è bruttissima così che riesce a trovarsi la giustificazione cognitiva per l’incapaci-
tà di prendere una decisione.
Il più comune dei problemi dell’ossessivo-compulsivo e quindi anche del succu-
be è l’avvertire sempre una certa forma d’ansia. Una gamma che copre dall’ansia ge-
neralizzata a quella anticipatoria, una lieve ansia cronica che lo accompagna sempre
in ogni situazione e contesto.
In genere il succube vive una vita molto sacrificata, soffocata, insoddisfacente,
ritenuta piatta e noiosa, e questo sfocia nell’acuire la sua forma depressiva.
Sono i malesseri psicosomatici i disturbi più lamentati dai succubi, così come da-
gli OCPD.
1.3.3 Orientamento di personalità autofrustrante
Una modalità diffusa di comportamento autofrustrante comincia entro la prima età
adulta ed è presente in una varietà di contesti. L’individuo spesso evita o rovina le
esperienze piacevoli, è attratto da situazioni o relazioni che lo/a fanno soffrire e im-
pedisce agli altri di aiutarlo. Qui di seguito sono riportati gli elementi da valutare per
la diagnosi (DSM-R-III – SCID II, 1990):
• ritiene di aver scelto un amico/a o un amante che ha approfittato di lui/lei;
• sostiene che talvolta si è trovato in spiacevoli situazioni al lavoro o a scuola in
cui hanno approfittato di lui/lei;
• spesso rifiuta l’aiuto delle altre persone perché non vuole infastidirle;
• quando le persone cercano di aiutarlo/a lo rende difficile;
• quando ha successo si sente depresso o sente di non meritarlo o fa qualcosa per
rovinare il suo successo;
• ritiene di dire o fare qualcosa che spesso fa arrabbiare gli altri;
• rinuncia spesso a fare cose che lo/a divertono;
• talvolta non ammette con gli altri di essersi divertito/a;