Page 33 - La coppia intrappolata
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1.3  Le strutture di personalità coinvolte                       19


           da adulto entri costantemente in contatto con ambienti e persone abusanti e limitan-
           ti quale è il dominante.
              La passività, la soggezione che il succube ha del dominante è spesso difficile da
           identificare, poco tangibile e molto difficile da trattare perché il succube tende a ne-
           garla continuamente.
              Del resto resistere, non piangere, sopportare il dolore era l’unico modo per il suc-
           cube di possedere un proprio sé indipendente. Quindi, ciò che potrebbe apparire sin-
           tomatico è in realtà la strategia del succube per fare fronte all’adulto frustrante che
           ha interiorizzato e che gli permette di poter esercitare una propria volontà di ribel-
           larsi e di resistere alle cattiverie gratuite che subisce. Per il succube, paradossalmen-
           te, abbandonare l’autofrustrazione equivale ad ammettere di essersi arreso alla fru-
           strazione. L’autofrustrazione, l’autosacrificio è l’unica modalità che ha per frustra-
           re a sua volta il cattivo, una trappola insidiosa che autoalimenta. La convinzione di
           pensiero che ha alimentato è stata quella di non meritare un amore donato senza un
           suo sacrificio o senza frustrazione. Non può permettersi di provare piacere, altrimen-
           ti c’è come conseguenza una punizione certa. Per controllare quest’ansia e quest’an-
           goscia ha alimentato inconsciamente una speranza di rivalsa futura. In nome di que-
           sta rivalsa che arriverà in futuro sarà meglio predisposto a sopportare le angherie del
           dominante.
              Il succube ha la forte propensione nel cacciarsi in brutte situazioni e poi ha gran-
           de difficoltà nell’uscirne, al punto tale che il più delle volte ci rimane impigliato. In
           questo modo le scelte assumono un carattere di vantaggio psicologico interno ed ester-
           no e non sembrano autoinflitte. Non si assume la responsabilità di ciò che in realtà
           è un modello di coazione a ripetere di autofrustrazione. Il succube ha un atteggia-
           mento sempre di chi porta tutto il peso dell’umanità sulle proprie spalle. Si sente bloc-
           cato nella sua relazione affettiva o matrimoniale con il dominante e non trova via di
           uscita. A qualsiasi proposta o alternativa trova mille “ma” per non attuarla, procra-
           stina sempre per riprivilegiare i suoi comportamenti autofrustranti in modo che la sua
           stasi sia assicurata.
              Così il succube e il dominante creano una specie di rapporto in simbiosi, l’uno
           ha bisogno dell’altro. Il succube sfugge all’insopportabile senso di separazione del
           dominante rendendosi parte di questo che lo domina e lo frustra. Tutto questo fino a
           quando non troverà una psicoterapia che gli permetterà di prendere il pieno posses-
           so del vero Sé represso.



           1.3.4  Orientamento di personalità paranoide

           Il disturbo paranoide di personalità si distingue per la sua tendenza ingiustificata a
           percepire le azioni degli altri come minacciose o umilianti, ma non presentano sin-
           tomi psicotici persistenti come deliri o allucinazioni. Nonostante i chiari criteri dia-
           gnostici forniti dal DSM-III-R, questo tipo di diagnosi non è facile perché questi in-
           dividui raramente decidono di fare terapia per il loro disturbo.
              Sono riluttanti a chiedere aiuto e ad accettare aiuto. Se dovessero accettare un trat-
           tamento terapeutico non presenteranno mai la loro paranoia come problema princi-
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