Page 46 - Manuale di autostima
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4. IL SEGRETO DEI MUFFIN


      Non so se vicino a casa tua, o nella città in cui abiti, c'è una stazione, o se ti capita di prendere
      spesso il treno. Io devo prenderlo circa due volte a settimana, e ogni volta rimango incantata a
      guardare  il  bancone  della  colazione  al  bar  della  stazione.  Non  sto  scherzando,  al  bar  c'è

      un'esposizione  di  tutto  quello  che  potresti  umanamente  desiderare  per  fare  colazione,  e
      probabilmente anche più di quanto potresti immaginare. A parte i dieci tipi di caffè e le venti
      possibili spremute, alcune fatte con frutta di cui non sapevo neanche l'esistenza, puoi sederti
      ed ammirare una distesa di brioches (al miele, ai lamponi, al cacao amaro, al cioccolato al
      latte,  alla  nutella,  vuote,  salate,  ai  cereali,  ai  cereali  e  mele,  alla  crema  pasticcera  e  a

      un'infinità  ancora  di  guarnizioni  e  creme),  paste  dolci,  coppe  di  yogurt  che  basterebbero  a
      sfamare un'intera scuola elementare e muffin. Come avrai immaginato leggendo il titolo del
      capitolo,  io  amo  i  muffin.  Se  potessi  mangiare  muffin  mattina,  pranzo  e  cena  (cosa  che,
      purtroppo,  non  posso  fare),  sarei  una  persona  felice.  Al  bar  della  stazione  della  mia  città
      hanno una mezza dozzina di tipi di muffin, da quelli ricoperti di caramello a quelli allo yogurt,
      ma personalmente a me piacciono quelli ai mirtilli. Non mi è mai passata per la testa l'idea

      di  non  prendere  un  muffin  al  cioccolato  piuttosto  che  uno  ai  mirtilli  perché,  a  livello
      estetico, il marrone scuro mi piace più del giallo chiaro punteggiato di violetto. Il marrone
      scuro mi piace, lo sceglierei sicuramente se dovessi comprare un maglione o un paio di
      guanti.  Sicuramente,  se  dovessi  indire  il  concorso  annuale  di  bellezza  per  muffin,  farei

      vincere  un  muffin  al  cioccolato,  ma  il  punto  è  che  non  comprerei  mai  un  muffin  per
      ammirarlo  o  per  metterlo  in  vetrina.  Lo  comprerei  per  mangiarlo.  E  quindi,  sceglierei
      quello che, per me, ha il gusto migliore, a prescindere dal suo aspetto esteriore (per quanto
      sia possibile parlare di aspetto esteriore di un prodotto da panificio).
      A volte siamo più saggi con il cibo che con noi stessi. Dubito che una persona allergica alle

      noci se ne mangerebbe tre di seguito solo perché l'alternativa a tavola sono le mele, e le mele
      le  sembrano  poco  carine.  Trovo  improbabile,  ma  correggimi  se  sbaglio,  che  tu  comperi  il
      pesce  basandoti  sul  colore,  piuttosto  che  sul  tuo  pesce  preferito.  Se  ti  piace  il  polipo,
      mangerai polipo, pazienza che il rosso chiaro dei gamberi sia più chic. Perché? Perché  lo
      scopo ultimo del cibo è essere mangiato, e non ammirato o esposto al museo. Quindi lo

      valutiamo per il suo vero scopo. E noi stessi? Davvero il nostro scopo ultimo nella vita è
      conservare un bell'aspetto fisico?
      Tutto questo potrebbe sembrare ovvio, eppure, quando si parla del nostro aspetto esteriore,
      diventiamo spietati. Credo che neanche il manager di una modella riuscirebbe ad essere più

      critico di quanto, a volte, siamo noi stessi. Non scegliamo un muffin solo per come appare, ma
      ci  sono  momenti  in  cui  valutiamo  noi  stessi  solo  per  la  nostra  apparenza.  Eppure,  noi  non
      siamo solo aspetto esteriore. Non siamo solo fisicità. Siamo molto di più, e per il fatto che
      l'aspetto fisico sia una parte di noi stessi, abbiamo sempre l'opportunità di ricordare e

      scoprire che siamo molto di più di un'unica parte.
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