Page 54 - Come vivere più a lungo
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a far bollire del succo di arance, limoni e cedri finché non ne risultò dello
sciroppo. Ma non fu un successo. Oggi sappiamo che la maggior parte
dell'acido ascorbico presente nel succo va distrutta durante questo processo. La
controversia sul valore del succo di limone continuò; finalmente, nel 1795,
quarantotto anni dopo che Lind aveva concluso il suo importantissimo
esperimento, l'Ammiragliato britannico decise che fosse distribuita ai marinai
una razione giornaliera di succo di cedro fresco (non ridotto a sciroppo).
Immediatamente lo scorbuto scomparve dalla Marina britannica. Da questa
pratica salutare, i marinai britannici furono soprannominati lime-juicer o limey
(gioco di parole basato sui due vocaboli lime, piccolo cedro verde, e juice,
succo).
Ma lo spirito della libera impresa continuò a dominare presso il Ministero
del Commercio britannico, e lo scorbuto imperversò incessantemente nella Ma-
rina Mercantile per ulteriori settant'anni. Solo nel 1865 il Ministero fece passa-
re un regolamento, simile a quello dell'Ammiragliato, per la distribuzione del
succo di agrumi fra i marinai.
Attualmente lo scorbuto, complicato da malattie dovute ad altre carenze, è
presente fra le popolazioni decimate dalla fame e da grave malnutrizione, gene-
ralmente causata dalla povertà. Negli Stati Uniti, lo scorbuto è ancora occasio-
nalmente presente fra individui non certo afflitti da povertà: i bambini piccoli,
dai sei ai diciotto mesi, nutriti secondo una dieta priva di integratori vitaminici;
nonché gli scapoli e i vedovi di mezza età o gli anziani che, per comodità o per
ignoranza, si alimentano secondo una dieta priva dei principi nutritivi essenzia-
li.
Nel loro libro The Vitamin C Connection (Connessioni della vitamina C),
del 1983, E. Cheraskin, W. M. Ringsdorf Jr. e E. L. Sisley riferiscono il caso di
una donna di quarantotto anni, residente in California, che fu ricoverata in
ospedale per dolori, dispepsia e gonfiore all'addome. In quattro anni aveva su-
bito sei operazioni chirurgiche; ogni volta che veniva aperta, nella sua cavità
addominale si trovava del sangue in grande quantità. Nel tentativo di prevenire
il ricorrente sanguinamento, le furono rimosse le ovaie, l'utero, l'appendice, la
milza e parte dell'intestino tenue. Alla fine, dopo quattro anni, un medico le
chiese che cosa mangiasse e apprese che la sua dieta non conteneva fondamen-
talmente frutta o verdura e che non prendeva integratori vitaminici. Assumeva
una piccola quantità di vitamina C attraverso il cibo, sufficiente a evitarle la
morte per scorbuto, ma insufficiente a impedire lesioni ai vasi sanguigni. Il tas-
so di vitamina C presente nel sangue era soltanto di 0,06 mg. per decilitro.
Quando le furono somministrati 1000 mg. di vitamina C al giorno, la sua salute
ritornò normale; relativamente, certo, al numero degli interventi chirurgici che
aveva subito (Cook e Milligan, 1977).