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Ci sono settemila  voci nell'indice dello  Handbook oj Poisoning. del dottor

          Robert H. Dreisbach, professore di farmacologia alla Scuola di Medicina della
          Stanford University. Su queste settemila voci, ce ne sono cinque che riguarda-
          no qualche vitamina: esse si riferiscono alle vitamine  A, D, K, K , (una forma
                                                                                              1
          della K) e B.

              Non dovete preoccuparvi della vitamina K; è quella che previene le emorra-

          gie, promuovendo la coagulazione  del sangue. Essa compare raramente nella
          composizione  delle  compresse vitaminiche.  Adulti e bambini  solitamente ne
          hanno un rifornimento adeguato, a cui normalmente provvedono i batteri inte-
          stinali. Il medico può prescrivere la vitamina K ai neonati, alle donne che par-
          toriscono, o alle persone che prendono alte dosi di anticoagulanti.  La tossicità

          della vitamina K è un problema che interessa il medico che la somministra a un
          paziente.

              La vitamina  D è la vitamina  liposolubile  che previene il rachitismo. È ne-
          cessaria, insieme  con calcio  e fosforo, per la crescita normale  delle  ossa. La

          RGR è di 400 UI al giorno. Probabilmente è bene non andare molto oltre tale
          dose.

              Dreisbach dà come dose tossica 158.000 UI, associata a queste manifesta-
          zioni:  debolezza, nausea, vomito, diarrea, anemia, disfunzioni  renali,  acidosi,

          proteinuria, ipertensione e altre. Kutsky [Handbook of Vitamins and Hormo-
          nes, Manuale sulle vitamine e gli ormoni, 1973) afferma che 4000 UI al giorno
          provocano anoressia, nausea, sete, diarrea, debolezza muscolare, dolore alle ar-
          ticolazioni e altri problemi.

              La vitamina  A è solitamente citata come esempio principale di tutte le di-

          scussioni sulla  tossicità delle vitamine. Così, nel suo articolo del 1984 sul New
          York Times («Vitamin Therapy: the Toxic Side Effects of Massive Doses», Te-
          rapia vitaminica:  gli  effetti tossici  collaterali  provocati dall'uso massivo),  la
          giornalista che scrive di alimentazione, Jane E. Brody, affermava: «La vitamina
          A è stata la causa del maggior numero di casi di avvelenamento da vitamine».

          Essa però non citava il fatto che i pazienti non erano morti (come accade a tan-
          te delle persone avvelenate dall'aspirina o da altri farmaci); riferiva  invece due
          casi, presumibilmente i peggiori che fosse riuscita a trovare. Eccone la descri-
          zione:

              «Una bambina di tre anni venne ricoverata in ospedale in preda a confusio -

          ne, disidratazione, iperirritabilità, mal di testa, dolori all'addome e alle gambe,
          vomito, tutte conseguenze dell'ingestione quotidiana di 200.000 UI di vitamina
          A per tre mesi (2500 UI è la dose raccomandata per un bambino di quell'età,
          teoricamente per prevenire infezioni respiratorie)».


              «Un ragazzo  di sedici anni che aveva preso 50.000 UI di vitamina  A al
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