Page 264 - Come vivere più a lungo
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Ci sono settemila voci nell'indice dello Handbook oj Poisoning. del dottor
Robert H. Dreisbach, professore di farmacologia alla Scuola di Medicina della
Stanford University. Su queste settemila voci, ce ne sono cinque che riguarda-
no qualche vitamina: esse si riferiscono alle vitamine A, D, K, K , (una forma
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della K) e B.
Non dovete preoccuparvi della vitamina K; è quella che previene le emorra-
gie, promuovendo la coagulazione del sangue. Essa compare raramente nella
composizione delle compresse vitaminiche. Adulti e bambini solitamente ne
hanno un rifornimento adeguato, a cui normalmente provvedono i batteri inte-
stinali. Il medico può prescrivere la vitamina K ai neonati, alle donne che par-
toriscono, o alle persone che prendono alte dosi di anticoagulanti. La tossicità
della vitamina K è un problema che interessa il medico che la somministra a un
paziente.
La vitamina D è la vitamina liposolubile che previene il rachitismo. È ne-
cessaria, insieme con calcio e fosforo, per la crescita normale delle ossa. La
RGR è di 400 UI al giorno. Probabilmente è bene non andare molto oltre tale
dose.
Dreisbach dà come dose tossica 158.000 UI, associata a queste manifesta-
zioni: debolezza, nausea, vomito, diarrea, anemia, disfunzioni renali, acidosi,
proteinuria, ipertensione e altre. Kutsky [Handbook of Vitamins and Hormo-
nes, Manuale sulle vitamine e gli ormoni, 1973) afferma che 4000 UI al giorno
provocano anoressia, nausea, sete, diarrea, debolezza muscolare, dolore alle ar-
ticolazioni e altri problemi.
La vitamina A è solitamente citata come esempio principale di tutte le di-
scussioni sulla tossicità delle vitamine. Così, nel suo articolo del 1984 sul New
York Times («Vitamin Therapy: the Toxic Side Effects of Massive Doses», Te-
rapia vitaminica: gli effetti tossici collaterali provocati dall'uso massivo), la
giornalista che scrive di alimentazione, Jane E. Brody, affermava: «La vitamina
A è stata la causa del maggior numero di casi di avvelenamento da vitamine».
Essa però non citava il fatto che i pazienti non erano morti (come accade a tan-
te delle persone avvelenate dall'aspirina o da altri farmaci); riferiva invece due
casi, presumibilmente i peggiori che fosse riuscita a trovare. Eccone la descri-
zione:
«Una bambina di tre anni venne ricoverata in ospedale in preda a confusio -
ne, disidratazione, iperirritabilità, mal di testa, dolori all'addome e alle gambe,
vomito, tutte conseguenze dell'ingestione quotidiana di 200.000 UI di vitamina
A per tre mesi (2500 UI è la dose raccomandata per un bambino di quell'età,
teoricamente per prevenire infezioni respiratorie)».
«Un ragazzo di sedici anni che aveva preso 50.000 UI di vitamina A al