Page 134 - Come vivere più a lungo
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ne, operò numerosi impianti di protesi dell'anca: la protesi consiste in una palla

          di metallo, inserita in un chiodo, che si introduce nella parte alta del femore e
          sostituisce la parte tonda di questo osso della parte superiore della gamba. Que-
          sto tipo di protesi era stata studiata dal ricercatore inglese Austin Moore.

              Cathcart era preoccupato dal fallimento dell'impianto in molti suoi pazienti,
          a causa dell'erosione della cavità dell'anca in cui la palla veniva sistemata. De-

          cise quindi di scoprire perché la protesi non aveva un successo di lunga durata.
          Esaminò molte anche umane e notò che la palla in cima al femore non è sferica,
          ma sferoidale ed egli stesso disegnò una nuova protesi che si avvicinava di più
          come struttura alla forma del femore. Molte migliaia  di protesi Cathcart sono
          state ora impiantate.


              Nel 1971, poco dopo la pubblicazione  del mio  libro sulla  vitamina C e il
          raffreddore comune, Cathcart mi scrisse per dirmi che aveva letto il libro e che,
          seguendo le mie raccomandazioni, era riuscito a curare le serie infezioni respi-
          ratorie e quelle dell'orecchio medio che lo avevano perseguitato fin dall'infan-

          zia. Egli mi riferì che una singola dose di 8 g. di vitamina  C, presa al primo se-
          gno di raffreddore, generalmente lo bloccava, sebbene spesso dovesse fare ri-
          corso a dosi aggiuntive.

              Egli era rimasto tanto impressionato dall'efficacia della vitamina  C che ri-
          nunciò alla sua professione di chirurgo ortopedico e divenne medico generico,

          specializzandosi nel trattamento delle malattie infettive  (Pauling, 1978). Entro
          il 1981, fu in grado di riferire le osservazioni da lui fatte su 9000 pazienti trat-
          tati con dosi massive di vitamina  C (Cathcart, 1981). Cathcart non mancò mai
          di stabilire, per ciascuno dei suoi pazienti, l'assunzione di vitamina C tollerata

          dall'intestino, la quantità, cioè, che, presa per via orale, sia di un poco inferiore
          a quella che procura fastidiosi effetti lassativi. Trovò che la vitamina C è effic-
          ace al massimo come aggiunta a una terapia convenzionale appropriata, qualo-
          ra sia necessaria, se viene ingerita nelle dosi tollerate dall'intestino.

              Questa assunzione  varia  da soggetto a soggetto ed è diversa per la stessa

          persona in tempi diversi. Cathcart osservò che la tolleranza intestinale  è gene-
          ralmente alta per i pazienti gravemente ammalati e diminuisce a mano a mano
          che la salute del paziente migliora. Rimase esterrefatto dal constatare che, per
          alcuni malati gravi, il limite di tolleranza intestinale superava i 200 g. al giorno.

          In pochi giorni,  mentre la malattia veniva curata, il limite  decresceva ai valori
          normali, dai 4 ai 15 g. al giorno.

              Avendo pertanto stabilito uno standard di somministrazione di vitamina C
          per i suoi pazienti, nel rispetto della loro individualità biochimica, Cathcart ac-
          cumulò una grande esperienza nella cura di molti tipi differenti di infezioni con

          questo trattamento ortomolecolare.
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