Page 9 - Sbirritudine
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Mi stinnìcchio sul divano e metto su un canale qualunque. Perché tra
              dieci  minuti  mi  chiederò  di  nuovo  come  è  iniziato  tutto.  Ogni  sera

              ricomincio così. Come un condannato a morte.




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                 Si è messo a piovere. Spengo la tv e vado alla finestra.

                 Con i colleghi del commissariato di Prezia, la notte ci divertivamo a
              trovare  tutti  i  modi  di  dire  “piove”  in  siciliano.  Sbrizzìa,  quando  la

              pioggia  è  a  spruzzi.  Pìsuli  pìsuli,  leggera  ma  continua.  Sciacanìa,
              quando viene giù a cascata torrenziale. Ce n'erano pure altri, ma non me
              li ricordo.

                 Ha già smesso. Era solo una sbrizzìata. Apro la finestra ed esco in
              balcone. Il paese di Bonifacio dorme. Visto così è un paese uguale a

              mille altri del Veneto o del Trentino. Ma la verità è che noi non siamo
              italiani.  Parliamo  una  lingua  diversa.  Pensiamo  diversamente.  E  non
              siamo  più  neanche  siciliani.  Siamo  siculo-italiani.  Come  gli

              afroamericani  negli  Stati  Uniti.  Solo  che  lì  gli  africani  ce  li  hanno
              portati a forza come schiavi. A noi ci hanno lasciato fare gli schiavi a
              casa  nostra.  La  Sicilia  è  una  colonia,  una  delle  più  antiche

              dell'Occidente.  La  Sicilia  è  sempre  stata  la  colonia  d'Europa,  e  ha  i
              problemi  dei  paesi  coloniali.  Leggi,  istituzioni,  strade,  colture:  tutto
              imposto da altri. E poi ci chiedono perché siamo così. Dopo duemila
              anni di schiavitù vorrei vedere.

                 Quando  mi  sono  arruolato  non  pensavo  queste  cose,  ero  tutto

              chiacchiere e mi allattariàvo come un padreterno con la divisa. Rientro
              dentro  casa.  Sono  stanco.  Stanco  di  non  dormire.  Quando  non  ce  la
              faccio più chiudo gli occhi e mi rifugio nella tomba di mio padre. Mi
              rintano sottoterra accanto a lui. La bara è piccola, ma ci entriamo. Non

              mi giro a guardarlo. Respiro e basta, al buio. Quando ho ripreso fiato
              torno su e riapro gli occhi.

                 Era un poliziotto come  me. Però era diverso da come sono io. Lui
              non ha mai messo in discussione gli ordini. Li ha eseguiti pure quando
              gli hanno detto di fare il piantone alla salma di un padrino. Nientemeno
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