Page 89 - Prodotto interno mafia
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esattorie regionali erano controllate in regime di monopolio dalla

               famiglia  Salvo,  borghesi  rispettabili,  membri  della  Democrazia
               cristiana, ricchi, con grandi case e importanti relazioni nazionali

               e internazionali. I piú grossi imprenditori della Sicilia, esponenti
               di  punta  della  classe  dirigente,  erano  mafiosi  organici  a  Cosa

               nostra,  «pungiuti»,  come  si  dice  in  Sicilia.  I  cugini  Ignazio  e
               Antonino Salvo, come è stato poi appurato nel maxiprocesso del
               1986,  erano  diventati  gli  imprenditori  più  potenti  della  Sicilia

               grazie alla politica e al supporto della mafia.



                   Lei ritiene, quindi, che lo statalismo abbia contribuito e sia,
               anzi, stato decisivo nel radicamento delle mafie al Sud?


                   In  generale  l’imprenditoria  mafiosa  opera  sempre  in  settori

               tradizionali  come  l’edilizia  o  la  distribuzione  commerciale,  i
               trasporti. Se la mafia è presente in settori a piú alto contenuto

               tecnologico – penso alla clinica di Bagheria all’avanguardia per
               la  cura  dei  tumori  di  proprietà  del  boss  imprenditore  Michele

               Aiello – è solo perché il committente è lo Stato (nel caso della
               clinica era il Servizio sanitario nazionale).

                   Cosa  nostra  ha  un  grande  interesse  a  stare  dentro  la
               dimensione  pubblica  perché  il  mercato  è  un  avversario
               fortissimo,  presuppone  una  capacità  imprenditoriale  che  i

               mafiosi non hanno. Nei settori di mercato la regolazione mafiosa
               è  impossibile  perché  le  merci  sono  scelte  da  migliaia  di

               consumatori anonimi che valutano il rapporto qualità prezzo, la
               strategia  dell’azienda,  il  brand,  la  capacità  di  marketing.

               Un’economia di questo tipo rende marginale il ruolo della mafia
               che  è  invece  forte  perché  ha  ancora  un  ruolo  sociale  ed

               economico  nei  territori  d’origine,  posizione  che  riesce  a
               mantenere  solo  impedendo  o  rallentando  i  processi  di
               modernizzazione.

                   Negli  anni  Ottanta  in  Sicilia  la  realizzazione  delle  opere
               pubbliche era decisa da un cartello che univa politici, mafiosi e

               imprenditori:  il  cosiddetto  «tavolino»,  dove  tutti  gli  appalti
               superiori  a  una  certa  cifra  venivano  concordati,  determinando



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