Page 88 - Prodotto interno mafia
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una logica politico-mafiosa, hanno sfruttato le possibilità offerte
da un mercato senza regole e ostacoli. Il «Sacco di Palermo» ne è
un esempio .
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Quali erano le caratteristiche del nuovo ceto imprenditoriale
che si andava formando nel Sud degli anni Sessanta?
La costruzione di mercati protetti ha costituito un potente
incentivo per gli imprenditori a collocarsi su business che
crescevano con forza e velocità, e che, a differenza di altri, non si
nutrivano di capacità competitiva, ma solo di quella relazionale e
clientelare gestita da politica, burocrazia e mafia. Si trattava di
mercati in cui il rischio d’impresa e la concorrenza erano
annullati e che non generavano un profitto, ma una sostanziale
rendita. Quando la globalizzazione e la tecnologia hanno
rivoluzionato i processi produttivi e le logiche d’impresa, Cosa
nostra ha provato a difendersi dal cambiamento consolidando i
mercati protetti nei tradizionali settori di attività, a cominciare da
quello edile, dove l’effetto cattivo generato dall’economia
criminale sul territorio è duplice: da un lato opera una selezione
mafiosa degli imprenditori, dall’altro riduce le possibilità di
sviluppo di altri settori.
Piú che l’elemento criminale, ciò che sembra caratterizzare le
mafie in questa fase è la volontà di azzerare la concorrenza.
Il sistema economico della mafia può essere definito misto: un
luogo dove illegalità e legalità si fondono naturalmente. Lo
sviluppo di Cosa nostra è caratterizzato da un’egemonia della
mafia borghese che tende a mimetizzarsi, a tessere rapporti con il
mondo imprenditoriale: un’organizzazione sostenuta e composta
spesso da professionisti, politici e imprenditori insospettabili fino
a quando non emergono evidenze dalle indagini giudiziarie.
La maggior parte dei patrimoni investiti dalle famiglie mafiose
negli anni Settanta provenivano dal mondo degli appalti, dalle
concessioni pubbliche, dall’urbanizzazione senza regole: le
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