Page 84 - Prodotto interno mafia
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È allergico alla parola «eroe». Se provi a dirgli che la sua è
               una battaglia per la legalità, ti risponde serio che etica e giustizia
               c’entrano poco: l’obiettivo di Ivan Lo Bello è il mercato.

                   Sono  concorrenza  e  liberismo  i  valori  del  presidente  di
               Confindustria           Sicilia,      che       ha      scelto      come         priorità

               dell’associazione  degli  industriali  dell’isola  il  contrasto  alla
               criminalità organizzata. La sua tesi sullo sviluppo delle mafie nel

               nostro paese analizza un aspetto spesso sottovalutato: il ruolo che
               la  diffidenza  nei  confronti  del  mercato  ha  nella  storia

               dell’economia  italiana.  –  Il  concetto  di  concorrenza  è  stato
               travisato  fin  dalle  origini,  –  spiega  il  presidente  nella  casa  di
               Catania dove vive insieme alla moglie, avvocato, e alle figlie. –

               Le  due  grandi  culture  politiche,  quella  cattolica  e  quella
               comunista, che hanno plasmato il paese dal secondo dopoguerra

               in  poi,  –  continua,  –  guardavano  entrambe  con  diffidenza  al
               mercato, descrivendolo come l’arena del tutti contro tutti, dove il

               piú debole soccombe.
                   Invece per il quarantasettenne imprenditore che nella sua città

               natale,  Siracusa,  gestisce  le  aziende  alimentari  di  famiglia,  il
               mercato  è  «arena  di  opportunità»,  dove  vince  chi  vale.  E  le
               distorsioni  –  nei  saloni  della  Borsa  come  nelle  aziende  o  nei

               negozi di frutta e verdura – si evitano con il rispetto delle regole.
                   Quando manca una cultura delle regole, nella classe dirigente

               come  nella  società  civile,  tutto  il  peggio  è  possibile:  anche
               pensare che il sommerso sia una forma di welfare a beneficio di

               persone che altrimenti non camperebbero. In questa «tolleranza
               del male» Lo Bello riconosce la «complicità silente» che rafforza

               Cosa nostra.
                   Arrivato  alla  presidenza  di  Confindustria  Sicilia  dopo  sette
               anni da presidente dell’Associazione degli industriali di Siracusa,

               Lo  Bello  ha  avuto  chiaro  fin  dall’inizio  che  senza  sanzione
               nessun progetto di «legalità» nell’isola poteva essere realizzato.

               Per  convincere  gli  imprenditori  a  stare  lontano  da  Cosa  nostra
               non bastano le omelie dei preti antimafia: serve un deterrente.



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