Page 79 - Prodotto interno mafia
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Questi esprime un parere sull’istanza presentata e la trasmette al
Giudice per le indagini preliminari, il quale deve poi comunicare
la sua decisione all’avvocato richiedente e allo stesso pubblico
ministero. Se tali passaggi si potessero realizzare attraverso la
posta elettronica certificata, non sarebbe tutto molto piú
semplice? Invece restiamo ancorati a metodi arcaici. La
responsabilità, in questo caso, è tutta politica. Tali modifiche
normative potrebbero essere adottate in un pomeriggio, ma non
c’è la volontà di farlo.
Il legislatore ha tuttavia recentemente realizzato due passaggi
fondamentali nella lotta alla criminalità organizzata abolendo il
«patteggiamento» in appello ed estendendo la confisca e il
sequestro di beni agli eredi dei mafiosi. Prima della norma i
parenti di un capomafia, che aveva ottenuto con violenza,
soprusi, minacce e vessazioni un latifondo, potevano
rivendicarne il possesso.
In conclusione, userei per il legislatore antimafia la metafora
del gambero: facciamo un passo avanti e due indietro. In media
ogni due anni si realizzano una cosa buona e due cattive.
Procuratore, quanto è difficile – tra ostacoli legislativi e
scarse risorse – portare avanti un’azione di contrasto alle
mafie?
Sicuramente ciò che mi ha dato sempre l’energia per
continuare a fare il mio lavoro è il consenso dell’opinione
pubblica. Non bisogna dimenticare che in Calabria, anche nei
paesi a piú alta densità mafiosa, la ’ndrangheta è una minoranza.
La popolazione soffre e desidera una terra «liberata». Il popolo
calabrese non ha il coraggio di parlare perché non sa con chi
farlo: è diffidente, perché è stato sfruttato e tradito troppe volte
nel corso dei secoli. I cittadini non si fidano delle istituzioni,
temono sempre che i pubblici ufficiali siano collusi. In una
situazione del genere, risultare credibile ai loro occhi è molto
gratificante e mi dà forza per andare avanti.
Non è stato facile. Il mio è un percorso pieno di rinunzie,
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