Page 75 - Prodotto interno mafia
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beneficiare di misure alternative alla detenzione. Insomma, allo

               stato  attuale,  un  mafioso  condannato  astrattamente  a  quindici
               anni si fa al netto sei anni, sette anni di carcere e non di piú.

                   Per  questo  motivo  l’intervento  piú  efficace  del  legislatore
               riguarda la normativa sugli stupefacenti degli anni Novanta, che

               prevede  un  imponente  sistema  sanzionatorio.  La  pena  prevista
               per i vertici di un’associazione finalizzata al traffico di droga va
               dai  venti  ai  trent’anni  di  reclusione.  Anche  se  l’avvocato

               difensore durante l’udienza preliminare chiede il rito abbreviato,
               la  condanna  resta  di  venti  anni.  Mettiamo  che  il  soggetto  sia

               meritevole  della  concessione  delle  circostanze  attenuanti
               generiche, si arriva a una condanna di circa quattordici anni di

               reclusione.
                   Se  il  detenuto  si  distingue  per  buona  condotta,  a  metà  della

               pena può beneficiare di permessi premio e – espiati i due terzi –
               del regime di semilibertà. Questo significa che un trafficante di
               cocaina  dopo  dieci  anni  può  essere  già  fuori.  Il  punto  è  che

               paragonate alle altre sanzioni, quella per la vendita di droga è la
               piú dura.

                   Pensiamo solo che per l’usura – che è la seconda attività della
               ’ndrangheta – la pena va da due a dieci anni. Vuol dire che il piú
               importante usuraio d’Italia sta in carcere al massimo dieci anni,

               senza tener conto delle riduzioni della pena di cui sopra.



                   Secondo lei che cosa bisognerebbe fare?


                   Credo fermamente che bisognerebbe partire da un minimo di

               venti anni effettivi di reclusione per i mafiosi. Far scontare pochi
               anni di carcere a un capomafia significa dargli un mandato per

               continuare  a  lavorare.  Con  la  prospettiva  di  uscire  presto
               continuerà  a  gestire  gli  affari  e  a  comandare  nel  suo  paese.  Il
               capo  di  un  «locale»  gestisce  la  politica  e  l’economia  del

               territorio.  Per  le  elezioni  del  sindaco  il  suo  pacchetto  di  voti
               corrisponde circa al venti per cento dell’elettorato attivo. Con un

               tale numero di voti gli ’ndranghetisti riescono a determinare non
               solo chi farà il sindaco ma anche quali saranno gli assessori, il



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