Page 32 - Prodotto interno mafia
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L’organizzazione               aveva         la        sua        forza         nella

               «compartimentazione».  Cosa  nostra  nasce  come  un  organismo
               formato  da  un  insieme  di  cellule  rappresentate  dalle  diverse

               famiglie.  La  comunicazione  avveniva  in  maniera  del  tutto
               verticistica  tra  i  capifamiglia  o  tra  i  capimandamento ,  cosí  da
                                                                                            4
               spezzare  la  circolarità  delle  informazioni  e  da  parcellizzare  le
               decisioni.  I  traffici  di  stupefacenti,  molto  difficili  da  gestire,
               fanno sí che la comunicazione si estenda a tutti i membri delle

               famiglie.  L’antica  compartimentazione  viene  sostituita  da
               strutture  miste  piú  allargate  e  muta  le  alleanze  all’interno

               dell’organizzazione.  È  lo  stesso  Buscetta  a  dichiarare  che  la
               sopraggiunta  trasversalità  dei  rapporti  tra  i  mafiosi  custodiva  i

               germi che avrebbero distrutto Cosa nostra. I primi collaboratori
               di  giustizia  riuscirono,  infatti,  a  fornire  agli  inquirenti

               l’organigramma  dell’organizzazione,  infliggendole  un  duro
               colpo.
                   Per evitare il rischio della dispersione, negli anni Settanta fu

               formato  un  nuovo  organismo  verticistico,  la  «Commissione»
               provinciale , composta dai boss capimandamento delle famiglie
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               mafiose  siciliane,  con  il  compito  di  stabilire  regole  e  sanzioni,
               dare  direttive  strategiche,  deliberare  gli  omicidi  «eccellenti».
               All’inizio  degli  anni  Settanta  dopo  lo  scioglimento  di  Cosa

               nostra,  successivo  alla  strage  di  Ciaculli  e  alla  conseguente
               repressione,  l’organizzazione  si  diede  un  vertice  temporaneo

               attraverso  un  triumvirato  composto  da  Gaetano  Badalamenti,
               boss  di  Cinisi,  Stefano  Bontade,  capo  della  famiglia  di  Santa

               Maria  di  Gesú,  e  Luciano  Liggio,  boss  di  Corleone,
               rappresentato  a  Palermo  da  Salvatore  Riina.  Ma  nel  1978  la

               Commissione,  frattanto  ricostituitasi  con  a  capo  Gaetano
               Badalamenti,  che  viene  «posato»  (espulso)  e  sostituito  da
               Michele  Greco  il  «Papa»,  passa  sotto  il  controllo  dei

               «corleonesi»  Riina  e  Provenzano,  che  si  rafforzano  sempre  di
               piú.



                   Che  effetti  ebbe  sull’organizzazione  la  gestione  dei





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