Page 27 - Prodotto interno mafia
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Dal 2005, anno in cui è stato nominato procuratore nazionale
antimafia, numerosi eventi hanno condizionato lo sviluppo delle
organizzazioni criminali: dagli arresti dei boss Bernardo
Provenzano nell’aprile 2006 e Salvatore Lo Piccolo nel
novembre dell’anno successivo alla ’ndrangheta regina del Nord
Italia fino alla crisi economico-finanziaria. In che modo è
cambiata l’azione di contrasto alla mafia?
Quando sono arrivato alla Procura nazionale antimafia ho
trovato un ufficio ormai internazionalizzato, estremamente
proiettato verso il mondo. La prima cosa che ho fatto è stata
riportare il focus sul territorio nazionale rafforzando innanzitutto
il collegamento investigativo tra le varie sedi delle procure
distrettuali antimafia. Inoltre, grazie anche alla collaborazione
dei ministri della Giustizia e dell’Interno, ho lavorato fin
dall’inizio all’elaborazione di nuove norme dirette ad aggredire i
patrimoni dei mafiosi attraverso il sequestro e la confisca.
Fino al 2008 la misura patrimoniale del sequestro e della
conseguente confisca era collegata alla misura personale di
prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica sicurezza. Se
il proposto per l’applicazione della misura dimostrava, con il suo
comportamento, di non essere piú pericoloso per la società,
venendo a mancare la cosiddetta «attualità» della pericolosità
sociale, i beni sequestrati gli venivano restituiti. Con le norme
attualmente in vigore, invece, è possibile aggredire il patrimonio
del sospettato di «mafiosità» valutandone la pericolosità al
momento della proposizione della misura. Inoltre, una volta
sequestrati o confiscati, i beni non potranno piú essere restituiti
agli eredi ed è addirittura possibile sottoporre a confisca i beni di
un criminale deceduto, iniziando la procedura nei confronti degli
eredi.
Un altro passaggio importante è stato consentire alle direzioni
distrettuali antimafia di proporre l’applicazione delle misure di
prevenzione sia personali sia patrimoniali. Tutti gli elementi che
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