Page 30 - Prodotto interno mafia
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Di  quali  strumenti  investigativi  disponevate  negli  anni

               Ottanta?


                   Buscetta comincia a collaborare nel 1984 e la prima legge sui

               collaboratori  di  giustizia  è  del  gennaio  1991.  Per  sette  anni  i
               pentiti sono stati gestiti senza una norma che ne stabilisse diritti e

               doveri. Tuttavia quel periodo rappresenta la grande svolta per la
               lotta alla mafia: le dichiarazioni di Buscetta aprono la strada alla

               prolifica  stagione  del  pentitismo.  Dopo  don  Masino,  arrivano
               Totuccio  Contorno,  Marino  Mannoia,  Antonino  Calderone  che

               dànno riscontro dei fatti rivelati da Buscetta.
                   Uno  strumento  indispensabile  fu  la  legge  Rognoni-La  Torre
               che,  tra  le  altre  cose,  istituí  l’associazione  per  delinquere  di

               stampo mafioso e le misure di prevenzione antimafia. Finalmente
               l’organizzazione  poteva  essere  colpita  anche  in  assenza  di

               delitto, per il fatto stesso di «essere mafia».
                   Falcone  cominciò  a  fare  indagini  nelle  banche,  cercando  gli
               assegni versati o incassati da mafiosi e trovando in questo modo

               riscontri ai rapporti tra criminali. Se Buscetta dichiarava che due
               persone  appartenevano  alla  stessa  famiglia  mafiosa,  Falcone

               andava a cercare la traccia bancaria che provasse quel rapporto.
               A  quei  tempi  le  indagini  bancarie  davano  facilmente  risultati

               positivi: oggi nessun mafioso sottoscrive assegni con il proprio
               nome.

                   L’organizzazione ha saputo evolversi in maniera molto rapida,
               intercettando,  prima  degli  inquirenti  e  di  tanti  osservatori
               autorevoli, i cambiamenti dell’economia e della società.

                   Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Italia aveva un’economia
               prevalentemente agricola. Regnava una mafia del latifondo che si

               affermò  all’interno  di  una  lotta  di  classe:  tra  i  contadini  che
               volevano conquistare la terra, i sindacalisti che li sostenevano –

               pensiamo  ai  primi  martiri  come  Placido  Rizzotto  e  Salvatore
               Carnevale  –  e  gli  usurpatori,  i  grandi  proprietari  terrieri  e  i

               mafiosi che ne proteggevano gli interessi per poi appropriarsi di
               fatto dei feudi.





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