Page 89 - Potere criminale
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importante sembra quasi che non lo si voglia ammettere. Così restano in campo solo gli ottimisti per
professione, Craxi una volta, Berlusconi oggi.
S. L’indebolimento della Cosa Nostra ha comportato un affievolimento dell’antimafia sociale dei movimenti e
della società civile?
L. Certamente. Se non c’è emergenza mafiosa, non c’è nemmeno mobilitazione antimafiosa. La
mobilitazione dovrebbe indirizzarsi alla soluzione di problemi politici e amministrativi, meno
drammatici, ma in fondo decisivi nell’affrontare i nodi della nostra storia.
S. Eppure la capacità di aggregazione di un’associazione come Libera, il movimento emotivo suscitato da Roberto
Saviano attorno al suo libro e alla sua stessa persona, il consenso che riscuotono giornalisti come Marco Travaglio,
affondano le proprie radici in una sensibilità emersa per la prima volta proprio nel movimento antimafioso
palermitano...
L. ...poi continuata con Tangentopoli e in qualche modo tenuta viva dalla contrapposizione etica tra
una larga fetta di opinione pubblica e il berlusconismo. Il punto è che questi sono problemi politici
che si risolvono con la conquista del consenso politico.
S. C’è pure chi sostiene che le vittorie siano di facciata, perché il vero cuore della mafia è ai piani alti e il processo a
Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a nove anni, e in appello a sette, per concorso esterno in
associazione mafiosa, ne sarebbe la controprova...
L. Sì, ma anche se Dell’Utri venisse condannato in via definitiva e finisse in galera, qualcuno direbbe
che non è successo niente di importante, perché il vero problema sta altrove. La lotta alla mafia deve
dare quello che può dare, ed essere valutata per quello che ha dato e sta dando. Il resto è lotta politica.
Non bisogna svalutare i successi della prima, per giustificare le sconfitte della seconda.
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