Page 66 - L'onorata società
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Bersani...».  Già,  le  liberalizzazioni  invocate  dalla  stessa  Antitrust.  La
          "cariatide" contrattacca così: «Il decreto Bersani danneggia pesantemente
          le Generali: per noi la rete di agenti è lo zoccolo duro dell'attività, è una
          fetta  importantissima  del  patrimonio  della  compagnia.  Trasformare  gli

          agenti in broker significa distruggere parte della nostra ricchezza». Ancora:
          «Quello  che  è  accaduto  assomiglia  molto  a  una  punizione.  I  verdetti
          dell'Antitrust  e  il  provvedimento  del  governo  sono  un  freno  alla  nostra
          crescita. Questo è contro gli interessi delle Generali, ma è anche contro gli

          interessi del Paese».
              Per carità, lo stesso Bernheim si affretta a spiegare in ogni occasione
          che  non  è  contrario  in  linea  di  principio  alle  liberalizzazioni.  Il  suo
          disappunto è figlio di una questione di metodo, di rispetto. Lo ribadisce in

          un'altra intervista al «Sole 24 Ore». Quelle norme sono state decise senza
          consultare  nessuno,  tanto  meno  gli  operatori  del  settore.  Sarebbe
          necessario  stabilire  prima  le  regole  del  gioco  per  poi  attenersene,
          «altrimenti è l'anarchia». Conclusione: «Mi batterò fino alla fine per trovare

          con  il  management  tutte  le  soluzioni  che  permettano  alla  compagnia  di
          fare  fronte  alle  difficoltà  derivanti  dall'applicazione  del  decreto.  E  posso
          assicurare che le troverò».
              È  l'inizio  della  guerra.  Combattuta  in  trincea  negli  uffici  romani.  Con

          autorevoli dirigenti delle società interessate dalla riforma che accorrono nei
          palazzi della politica per illustrare le loro ragioni e chiedere garanzie. In
          tanti vedono un contrito Fabio Buscarini, amministratore delegato di Ina-
          Assitalia (gruppo Generali), bussare alla porta del ministro e restare dentro

          ore.  Passa  minuziosamente  in  rassegna  le  questioni  tecniche  che,  a  suo
          dire,  impediscono  la  piena  realizzazione  delle  liberalizzazioni.  Salvo
          ammettere,  prima  di  congedarsi,  che  per  la  sua  società  quelle  norme  si
          sarebbero  tradotte  in  un  disastro  economico:  Ina-Assitalia  ci  avrebbe

          rimesso  troppi  soldi  con  gli  agenti.  Nel  frattempo  l'Ania,  la  Confindustria
          delle assicurazioni, molto sensibile alle posizioni del Leone di Trieste, si dà
          un gran daffare per delineare scenari catastrofici, con previsioni di chiusure
          di aziende e centinaia di licenziamenti, da consegnare alla stampa. Senza

          contare  l'ulteriore  aggravante,  documentata  da  numeri,  percentuali  e
          tabelle: i prezzi per i consumatori, anziché scendere, sarebbero aumentati.
              Quando  l'esecutivo  guidato  da  Romano  Prodi  cade  e  Bersani  viene
          mandato  a  riflettere  sui  guai  del  nascente  Partito  democratico,  i  nostri

          assicuratori serrano le file per tentare di chiudere una volta per tutte la
          partita.  Fabio  Cerchiai,  presidente  dell'Ania  dopo  decenni  di  carriera  nel
          gruppo Generali, dove è arrivato alla carica di vicepresidente, mette subito
          in  chiaro  i  propri desiderata:  «Credo  che  insisteremo  nel  suggerire  di

          rivedere  alcune  decisioni  normative  del  precedente  governo,  per  prime
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