Page 58 - L'onorata società
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anche adesso che ha lasciato la Cassa forense per prendere il posto di
Michelina Grillo all'Organismo unitario dell'avvocatura. «La legge Bersani va
abrogata» ha detto all'atto del suo insediamento, nell'aprile 2008, durante
il 29° congresso nazionale forense. «Non è stata uno stimolo alla
competitività e non ha aumentato le tutele dei cittadini. Al contrario, ha
prodotto un abbassamento del livello dei servizi e danneggiato soprattutto
quei giovani avvocati che secondo il ministro dell'epoca avrebbe dovuto
favorire. Il giudizio è negativo su tutto il fronte: dalle tariffe alla pubblicità.
È una legge sbagliata.»
La polemica è ancora caldissima. I legali non hanno smesso di sognare
un ritorno al passato, a partire dalla reintroduzione del tariffario minimo
obbligatorio. Qualcosa del genere potrebbe rispuntare nell'ambito della
riforma dell'ordinamento forense, in discussione al Parlamento. Per ora
sono stati stoppati, ma chissà... In quel luglio 2006, in ogni caso, il clima
appariva addirittura esplosivo. Durante un'assemblea degli avvocati di
Brescia finisce "sotto processo" Pietro Ichino, tra i maggiori giuslavoristi
italiani, attualmente senatore per il Pd. Secondo i legali bresciani, il collega
Ichino nel suo intervento gettava fango sull'intera categoria. Si arriva a
parlare di una sollecitazione all'Ordine di Milano, al quale Ichino è iscritto,
per valutare l'ipotesi di un'azione disciplinare nei suoi confronti. Tullio
Castelli, allora presidente dell'Ordine degli avvocati di Brescia, è costretto a
una ferma smentita. Il succo è il seguente: la libertà di tariffazione non
deve esistere, ma quella di parola non si mette in discussione. Anche tra gli
avvocati, per fortuna.
Ci mancava l'Antitrust
Poca o tanta che fosse, questa ventata di liberalizzazioni e concorrenza
nelle professioni ha incontrato parecchi ostacoli sul suo cammino. Nel
passaggio alla conversione in legge, il decreto Bersani numero 223 viene
annacquato. Al posto dell'abolizione delle tariffe obbligatorie fisse o
minime passa l'abolizione dell'obbligatorietà delle tariffe. In sostanza, il
sistema rimane tale e quale. Solo cambia un po' fisionomia, nasce una
specie di listino di riferimento, con i prezzi consigliati. Quanto alla
pubblicità, si stabilisce che debba «essere informata a criteri di trasparenza
e veridicità, il cui rispetto è verificato dall'Ordine». Il quale in molti casi
vieta esplicitamente la pubblicità comparativa. E in secondo luogo
introduce limitazioni ai contenuti dei messaggi (tipo il divieto di indicare
proprio le tariffe) e persino ai media da utilizzare.
Insomma, gli ordini si impuntano, trattano, cercano mediazioni e le