Page 50 - L'onorata società
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sola: Ordine. In principio, 1913, furono i notai. All'epoca dei fasci e delle
          corporazioni  arrivarono  gli  albi  degli  architetti,  degli  ingegneri,  dei
          geometri, degli avvocati, dei chimici, dei periti industriali. Nell'immediato
          dopoguerra  fu  la  volta  dei  farmacisti,  dei  veterinari  e  venne  ricostituito

          l'Ordine dei medici, creato nel 1910 da Giovanni Giolitti e sostituito con un
          sindacato di categoria durante il Ventennio. Via via tutti gli altri, compreso
          quello  dei  giornalisti,  istituito  nel  1963  e  per  la  cui  abolizione  si  andò  a
          votare  nel  1997  in  un  referendum  che  non  raggiunse  il  quorum.  Sono

          passati decenni, è arrivata la Repubblica, si sono succedute 16 legislature,
          ma la realtà non è cambiata granché. Ordine continua a significare difesa
          dei  privilegi  di  casta,  controllo  sull'accesso  e  di  conseguenza  scarsa
          apertura  ai  giovani,  farraginosità  burocratiche,  eccessivi  costi  di

          automantenimento. Ma soprattutto, mancanza di concorrenza, sotto forma
          di prezzi concordati, più alti di quanto si potrebbe e si dovrebbe offrire. A
          tutto  discapito  dei  cittadini.  Piero  Ostellino,  intellettuale  liberale,  ex
          direttore del «Corriere della Sera», ironizza amaro: «Non puoi nemmeno

          chiedere l'elemosina, se non sei iscritto all'Ordine dei mendicanti».




                                          Professione uguale corporazione


          Le  statistiche  del  Censis  indicano  che  attualmente  gli  ordini  contano

          1.968.764  iscritti,  il  36,1  per  cento  dei  quali  donne.  Nel  loro  complesso
          valgono il 12,5 per cento del Pil. Una crescita esplosiva, se si pensa che nel
          1995  i  "professionisti"  erano  in  totale  1.399.388  e  dieci  anni  prima,  nel
          1985, 867.151. Il più numeroso è quello dei medici e odontoiatri, 385.102

          "tesserati".  Gli  infermieri,  359.954,  seguono  a  ruota.  Gli  ingegneri  sono
          207.005, gli architetti 133.677. E ancora: 136.750 gli avvocati, 107.499 i
          dottori  commercialisti  ed  esperti  contabili,  75.985  i  farmacisti,  4.731  i
          notai.  Una  categoria,  quest'ultima,  letteralmente  a  numero  chiuso,  visto

          che dal 1985 al 2008 gli iscritti sono aumentati appena del 4,4 per cento,
          contro uno sviluppo medio di tutte le altre professioni del 127 per cento. In
          ultima posizione, manco a sottolinearlo, gli attuari. Appena sopra di loro,
          gli spedizionieri doganali, 2.132, meno 2,9 per cento nell'ultimo anno, di

          fronte ai quali persino al Censis si inteneriscono: «Sos, sono una razza in
          via di estinzione».
              Forse  tra  un  po'  avremo  un  ordine  in  meno?  Nemmeno  per  sogno.
          Anche  gli  spedizionieri  doganali  difendono  a  spada  tratta  il  loro  bravo

          istituto,  nato  nel  1960.  «Evidentemente»  sorride  Giovanni  De  Mari,
          napoletano,  dal  1993  presidente  del  Consiglio  nazionale  di  categoria
          «nemmeno  il  Censis  ci  conosce.»  Scusi,  le  dogane  non  sono  scomparse?
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