Page 43 - L'onorata società
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distributori; nel 2007, anno in cui l'ex ministro è passato ai fatti, si sono
limitati a 14.
Una protesta che anche in questo campo si leva compatta, senza
distinzione di colori politici. Luca Squeri, presidente della Figisc
(Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti), organizzazione
di Confcommercio, usa termini forti: «È uno scempio. Non si può restare
fermi, di fronte alla rottamazione della rete distributiva». Franco Bertini,
numero uno della Faib (Federazione autonoma italiana benzinai), aderente
alla Confesercenti, rincara la dose: «Il governo è ostaggio della lobby dei
consumatori». Roberto Di Vincenzo, segretario della Fegica Cisl
(Federazione italiana gestori impianti di carburante), va dritto al bersaglio:
«Qualcuno si deve assumere la responsabilità di avere creato questa grave
situazione solo per fare un favore alla grande distribuzione».
L'Antitrust, nel gennaio 2007, scrive: «Occorre sbloccare l'evoluzione del
mercato della distribuzione dei carburanti per aumentare la competitività e
ridurre il prezzo industriale, che in Italia è più elevato della media di 15
Paesi dell'Unione europea». Nel giugno 2008 ribadisce che occorre puntare
su grande distribuzione e operatori indipendenti.
Sostiene il presidente Catricalà:
A questo fine vanno valutati interventi normativi che obblighino i titolari
di infrastrutture logistiche a riservare a terzi una quota della capacità
complessiva dei rispettivi depositi e inducano i soggetti che controllano gli
impianti di raffinazione di prodotti petroliferi a cedere quantitativi di
prodotto, in particolare a operatori di minori dimensioni che non siano in
grado di approvvigionarsi sui mercati internazionali.
Tradotto, significa che le resistenze non vengono solamente dai gestori,
ma anche dai petrolieri, specie dai giganti che controllano l'intero ciclo,
dall'estrazione alla raffinazione, alla gestione delle pompe. Hai voglia a
volere aprire un distributore "indipendente", magari offrendo prezzi
scontati. Qualcuno la benzina te la deve pur dare. E decide quanta te ne dà
e a quale prezzo. Giganti del calibro di Eni, Exxon, Shell, mica bruscolini.
La lobby dei petrolieri è una delle più potenti d'Italia. A guidarla è
Pasquale De Vita, 80 anni, una carriera di altissimo livello all'Agip, dal
giugno 1997 presidente dell'Unione petrolifera, organizzazione aderente a
Confindustria, trenta associati in tutto che però hanno un fatturato di 86
miliardi di euro (l'intero gruppo Fiat, per fare un confronto, è intorno ai 60
miliardi). Il ministro Scajola, durante l'ultima assemblea dell'Unione, ha
fatto due conti. E visto che in un anno la quotazione del barile è crollata da
144 a 66 dollari, si è chiesto, come del resto milioni di automobilisti, per