Page 28 - Mani in alto
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Un braccialetto d’oro
«Ecco qui il vostro braccialetto… me l’hanno appena portato, si sente ancora
l’odore dell’alcol, è venuto proprio un bel lavoro».
«Sì, è proprio un bel lavoro» conferma Paolo osservando con un sorriso il
braccialetto.
Sull’oggetto d’oro le lettere vanno cesellate lentamente con una grafia garbata, un
corsivo elegante ma discreto. Le parole prendono così forma con precisione e
minuzia, con amore si potrebbe arrivare a dire.
Daniele stavolta è entrato con Paolo nell’oreficeria, Romano invece se la sta
spassando con una sua amichetta.
«Ci sono anche degli altri bei lavoretti che si possono fare, per esempio con gli
anelli…» butta lì con mestiere l’orefice.
Si riferisce agli anelli con lo stemma di una famiglia nobiliare, o presunta tale,
vanno di moda.
«No, no, grazie a noi piacciono cose più semplici…» dice Paolo uscendo dalla
bottega.
«Hai avuto una bella idea, quelle parole da scriverci sopra poi… ma come ti è
venuta in mente quella bella frase?»
«Una sera, osservando mia madre in silenzio in cucina e meditando sul destino e sul
senso della vita».
Daniele aveva un’adorazione per Paolo, un legame diverso di quello con Romano.
Con il Bello c’era una profonda amicizia, è vero, ma era soprattutto un sentimento
cameratesco, da compagni d’avventure e basta, tutto finiva lì. Per Paolo invece
Daniele nutriva una profonda ammirazione per tutto quello che faceva e pensava.
«Sai che anche a me piacerebbe incidere una frase come la tua, magari sopra una
medaglietta per non copiarti troppo…»
«Quando ti decidi a farlo, adesso sai dove puoi portarla» risponde Paolo
dondolando lievemente il polso per assestare il braccialetto.