Page 80 - Gomorra
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carabinieri  lasciarono  fare.  Le  tracce  balistiche,  le  orme,  gli  indizi  erano  stati  già
            raccolti. L'inutile almanacco delle tracce era stato già riempito. Per tutta la notte quella
            donna  mise  a  posto  il  negozio,  come  se  riordinare  potesse  cancellare  ciò  che  era
            accaduto, come se il ritorno dell'ordine delle buste di latte e la messa in riga delle
            merendine potesse relegare solo ai pochi minuti in cui è avvenuto l'agguato, solo a quei
            minuti, il peso della morte.


                 Intanto  a  Scampia  si  era  sparsa  la  voce  che  Cosimo  Di  Lauro  avrebbe  dato
            centocinquantamila  euro  a  chiunque  fosse  riuscito  a  dare  notizie  fondamentali  per
            rintracciare Gennaro Marino McKay. Una taglia alta, ma non altissima, per un impero
            economico come quello del Sistema di Secondigliano. Anche nel decidere la somma
            della taglia si è avuto l'accorgimento di non volere sovrastimare il nemico. Ma la taglia

            non porta frutti, arriva prima la polizia. In via Fratelli Cervi, al tredicesimo piano del
            palazzo, si erano riuniti tutti i dirigenti degli scissionisti rimasti ancora in zona. Come
            precauzione  avevano  blindato  il  pianerottolo.  Al  termine  della  rampa  di  scale  una
            gabbia  con  tanto  di  cancelletto  chiudeva  il  pianerottolo.  Le  porte  blindate  poi
            rendevano sicuro il luogo dell'incontro. La polizia circondò l'edificio. Ciò che li aveva
            blindati  contro  eventuali  attacchi  dei  nemici,  ora  li  condannava  ad  attendere  senza
            poter far nulla, aspettare che i flex tagliassero le inferriate e la porta blindata venisse

            sfondata.  Mentre  attendevano  l'arresto,  gettarono  dalla  finestra  uno  zaino  con  mitra,
            pistole  e  bombe  a  mano.  Cadendo  il  mitra  sparò  una  raffica.  Un  colpo  sfiorò  un
            poliziotto che presidiava il palazzo, gli carezzò quasi la nuca. Per nervosismo iniziò a
            saltare, poi a sudare e infine ad avere una crisi d'ansia respirando convulsamente.

                 Crepare per un proiettile di rimbalzo sputato da un mitra lanciato dal tredicesimo

            piano  è  un'ipotesi  che  non  si  prende  in  considerazione.  Quasi  in  un  delirio  iniziò  a
            parlare da solo, a insultare tutti, farfugliava nomi e agitava le mani come se volesse
            liberarsi di zanzare dinanzi al viso e continuava:

                 "Se li sono cantati. Visto che loro non riuscivano ad arrivarci, se li sono cantati e ci
            hanno mandato noi... Noi facciamo il gioco di uno e dell'altro, gli salviamo la vita, a
            questi. Lasciamoli qua, si scannassero tra loro, si scannassero rutti, a noi che ce ne

            fotte?"

                 I  suoi  colleghi  mi  fecero  segno  di  allontanarmi.  Quella  notte  nella  casa  di  via
            Fratelli Cervi arrestarono Arcangelo Abete e la sorella Anna, Massimiliano Cafasso,
            Ciro Mauriello, Gennaro Notturno, l'ex fidanzato di Mina Verde, e Raffaele Notturno.

            Ma il vero colpo dell'arresto fu Gennaro McKay. Il leader scissionista. I Marino erano
            stati  obiettivi  primi  della  faida.  Avevano  bruciato  le  sue  proprietà:  il  ristorante
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