Page 77 - Gomorra
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Se mi fermo e prendo fiato riesco facilmente a immaginare il loro incontro, anche
            se  non  conosco  neanche  il  tratto  dei  visi.  Si  saranno  conosciuti  nel  solito  bar,  i
            maledetti bar meridionali di periferia intorno a cui circola come un vortice l'esistenza
            di tutti, ragazzini e vecchi novantenni catarrosi. O forse si saranno incontrati in qualche
            discoteca. Un giro a piazza Plebiscito, un bacio prima di tornare a casa. Poi i sabati
            trascorsi assieme, qualche pizza in compagnia, la porta della stanza chiusa a chiave la
            domenica dopo pranzo quando gli altri si addormentano sfiniti dalla mangiata. E così

            via. Come si fa sempre, come accade per tutti e per fortuna. Poi Gennaro entra nel
            Sistema. Sarà andato da qualche amico camorrista, si sarà fatto presentare e poi avrà
            iniziato a faticare per Di Lauro. Immagino che forse la ragazza avrà saputo, avrà tentato
            di cercargli qualcos'altro da fare, come spesso accade a molte ragazze di queste parti,
            di sbattersi per i propri fidanzati. Ma forse alla fine si sarà dimenticata del mestiere di

            Gennaro.  Insomma,  è  un  lavoro  come  un  altro.  Guidare  un'auto,  trasportare  qualche
            pacco, si inizia con piccole cose. Da niente. Ma che ti fanno vivere, ti fanno lavorare e
            a  volte  provare  anche  la  sensazione  di  essere  realizzato,  stimato,  gratificato.  Poi  la
            storia tra loro è finita.

                 Quei  pochi  mesi  però  sono  bastati.  Sono  bastati  per  associare  Gelsomina  alla
            persona  di  Gennaro.  Renderla  "tracciata"  dalla  sua  persona,  appartenente  ai  suoi

            affetti. Anche se la loro relazione era terminata, forse mai realmente nata. Non importa.
            Sono solo congetture e immaginazioni. Ciò che resta è che una ragazza è stata torturata
            e uccisa perché l'hanno vista mentre dava una carezza e un bacio a qualcuno, qualche
            mese prima, in qualche parte di Napoli. Mi sembra impossibile crederci. Gelsomina
            sgobbava molto, come tutti da queste parti. Spesso le ragazze, le mogli devono da sole
            mantenere le famiglie perché moltissimi uomini cadono in depressione per anni. Anche

            chi vive a Secondigliano, anche chi vive nel "Terzo Mondo", riesce a avere una psiche.
            Non  lavorare  per  anni  ti  trasforma,  essere  trattati  come  mezze  merde  dai  propri
            superiori,  niente  contratto,  niente  rispetto,  niente  danaro,  ti  uccide.  O  divieni  un
            animale  o  sei  sull'orlo  della  fine.  Gelsomina  quindi  faticava  come  tutti  quelli  che
            devono fare almeno tre lavori per riuscire ad accaparrarsi uno stipendio che passava
            per metà alla famiglia. Faceva anche del volontariato con gli anziani di queste parti,
            cosa  su  cui  si  sono  sprecate  le  lodi  dei  giornali  che  parevano  fare  a  gara  nel

            riabilitarla. A fianco ai servizi su Mina Verde capitò anche un'intervista alla moglie di
            Raffaele Cutolo. Donna Immacolata vi sostiene che la camorra, quella vera, quella di
            suo marito, non uccideva mai le donne. Aveva una forte etica, fatta da uomini d'onore.
            Bisognava  forse  ricordarle  che  negli  anni  '80  Cutolo  fece  sparare  in  faccia  a  una
            bambina di pochi anni, figlia del magistrato Lamberti, davanti al padre. Ma i quotidiani

            l'ascoltano,  le  concedono  fiducia,  le  danno  credito  e  autorevolezza  sperando  che  il
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