Page 74 - Gomorra
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Spagnolo. Vogliono sapere dove si è nascosto. I Di Lauro devono prenderli tutti: prima
            che  si  organizzino,  prima  che  possano  rendersi  conto  di  essere  in  maggioranza.  Gli
            spezzano braccia e gambe con un bastone, gli maciullano il naso. Per ogni colpo gli
            chiedono  informazioni  sul  figlio  di  sua  moglie.  Lui  non  risponde,  e  a  ogni  silenzio
            fanno cadere un altro colpo. Lo riempiono di calci, deve confessare. Ma non lo fa. O
            forse non sa davvero il luogo del nascondiglio. Morirà dopo un mese di agonia.


                 Il 2 novembre viene ucciso Massimo Galdiero in un parcheggio. Dovevano colpire
            il fratello Gennaro, presunto amico di Raffaele Amato. Il 6 novembre viene ammazzato
            in via Labriola Antonio Landieri, per beccarlo sparano su tutto il gruppo che gli era
            vicino.  Rimarranno  ferite  in  modo  grave  altre  cinque  persone.  Tutte  gestivano  una
            piazza  di  coca  e  pare  fossero  dipendenti  di  Gennaro  McKay.  Gli  Spagnoli  però

            rispondono e il 9 novembre fanno trovare una Fiat Punto bianca in mezzo a una strada.
            Dribblano posti di blocco e lasciano l'auto in via Cupa Perrillo. È pieno pomeriggio
            quando  la  polizia  trova  tre  cadaveri.  Stefano  Maisto,  Mario  Maisto  e  Stefano
            Mauriello. I poliziotti, qualsiasi portiera aprano, trovano un corpo. Davanti, dietro, nel
            portabagagli. A Mugnano, il 20 novembre, ammazzano Biagio Migliaccio. Lo vanno a
            uccidere nella concessionaria dove lavorava. Gli dicono: "Questa è una rapina" e poi
            sparano  al  petto.  L'obiettivo  era  suo  zio  Giacomo.  Lo  stesso  giorno  rispondono  gli

            Spagnoli ammazzando Gennaro Emolo, padre di un fedelissimo dei Di Lauro accusato
            di  far  parte  del  braccio  militare.  Il  21  novembre  i  Di  Lauro  fanno  fuori,  mentre  si
            trovano in una tabaccheria Domenico Riccio e Salvatore Gagliardi, persone vicine a
            Raffaele  Abbinante.  Un'ora  dopo,  viene  ammazzato  Francesco  Tortora.  I  killer  non
            vanno in moto ma in auto. Si avvicinano, gli sparano, poi lo raccolgono come un sacco.
            Lo caricano e lo portano alla periferia di Casavatore dove danno fuoco all'auto e al

            corpo. Due cose utili in una. A mezzanotte del 22 i carabinieri trovano un'auto bruciata.
            Un'altra.

                 Per  seguire  la  faida  ero  riuscito  a  procurarmi  una  radio  capace  di  sintonizzarsi
            sulle frequenze della polizia. Arrivavo così con la mia Vespa più o meno in sincrono
            con le volanti. Ma quella sera mi ero addormentato. Il vociare gracchiante e cadenzato
            delle centrali per me era divenuto una sorta di melodia cullante. Così quella volta fu

            una telefonata in piena notte che mi avvertì dell'accaduto. Arrivato sul luogo, trovai una
            macchina  completamente  bruciata.  L'avevano  cosparsa  di  benzina.  Litri  di  benzina,
            Ovunque.  Benzina  sui  sedili  anteriori,  benzina  su  quelli  posteriori,  benzina  sulle
            gomme,  sul  volante.  Le  fiamme  erano  già  consumate,  i  vetri  esplosi,  quando  sono
            arrivati i pompieri. Non so bene perché mi sono precipitato davanti a quella carcassa

            d'auto. C'era un puzzo terribile, di plastica bruciata. Poche persone d'intorno, un vigile
            urbano  con  una  torcia  guarda  dentro  le  lamiere.  C'è  un  corpo,  o  qualcosa  che  gli
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