Page 60 - Gomorra
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nulla ha potuto opporre alla costruzione della macchina del narcotraffico che si è
innervata sul tessuto sociale di questa parte di terra. Una disoccupazione cronica e
un'assenza totale di progetti di crescita sociale hanno fatto sì che divenisse luogo
capace di stoccare quintali di droga, e laboratorio per la trasformazione del danaro
fatturato con lo spaccio in economia viva e legale. Secondigliano è lo scalino in
discesa che dal gradino del mercato illegale porta forze ossigenate all'imprenditoria
legittima. Nel 1989 l'Osservatorio sulla Camorra scriveva in una sua pubblicazione che
nell'area nord di Napoli si registrava uno dei rapporti spacciatori-numero abitanti più
alto d'Italia. Quindici anni dopo questo rapporto è divenuto il più alto d'Europa e tra i
primi cinque al mondo.
La mia faccia era diventata conosciuta col tempo, una conoscenza che per le
sentinelle del clan, i pali, significava valore neutro. In un territorio controllato a vista
ogni secondo v'è un valore negativo - poliziotti, carabinieri, infiltrati di famiglie rivali
- e un valore positivo: gli acquirenti. Tutto ciò che non è sgradito, che non è intralcio è
neutro, inutile. Entrare in questa categoria significa non esistere. Le piazze dello
spaccio mi hanno sempre affascinato per la perfetta organizzazione che contraddice una
lettura di puro degrado. Il meccanismo di spaccio è quello di un orologio. È come se
gli individui si muovessero identici agli ingranaggi che mettono in moto il tempo. Non
c'è movimento di qualcuno che non faccia scattare qualcun altro. Ogni volta che lo
osservavo ne rimanevo incantato. Gli stipendi sono distribuiti settimanalmente, cento
euro per le vedette, cinquecento al coordinatore e cassiere degli spacciatori di una
piazza, ottocento ai singoli pusher e mille a chi si occupa dei magazzini e nasconde la
droga in casa. I turni vanno dalle tre del pomeriggio a mezzanotte e da mezzanotte alle
quattro del mattino, la mattina difficilmente si spaccia perché c'è in giro troppa polizia.
Tutti hanno un giorno di riposo e se si presentano in ritardo sulla piazza di spaccio per
ogni ora gli vengono sottratti cinquanta euro dalla paga settimanale.
Via Baku è un ininterrotto via vai di commerci. I clienti arrivano, pagano,
prelevano e vanno via. A volte ci sono persino file di auto in coda dietro la schiena
degli spacciatori. H sabato sera soprattutto. E allora da altre piazze vengono dislocati
nuovi pusher in questa zona. In via Baku si fattura mezzo milione di euro al mese, la
Narcotici segnala che mediamente si smerciano quattrocento dosi di marijuana e
quattrocento di cocaina, ogni giorno. Quando arrivano i poliziotti gli spacciatori sanno
in quali case andare e in che posti nascondere la merce. Dinanzi alle auto della polizia,
quando stanno per entrare in una piazza di spaccio si posiziona quasi sempre una
macchina o un motorino per rallentare la corsa e permettere ai pali di caricarsi gli
spacciatori in moto e portarli via. Spesso i pali sono incensurati e disarmati, così
anche se fermati corrono un bassissimo rischio di incriminazione. Quando scattano gli