Page 58 - Gomorra
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conserva tutto in mente, aspetta di comprendere le mosse, non vuole allarmare i rivali.
Sa che a breve gli salteranno addosso, che deve aspettarsi gli artigli sulla carne, ma
deve temporeggiare, decidere una strategia precisa, infallibile, vincente. Capire su chi
può contare, quali forze può gestire. Chi è con lui e chi è contro di lui. Non c'è altro
spazio sulla scacchiera.
I Di Lauro giustificano l'assenza del padre con la difficoltà di muoversi a causa
delle ricerche della polizia. Latitante, ricercato da oltre dieci anni. Saltare un incontro
non è grave per uno inserito fra i trenta latitanti più pericolosi d'Italia. La più grande
holding imprenditoriale del narcotraffico, una delle più forti sul piano nazionale e
internazionale, sta per attraversare la più letale delle crisi, dopo decenni di perfetto
funzionamento.
II clan Di Lauro è stato sempre un'impresa perfettamente organizzata. Il boss lo ha
strutturato con un disegno d'azienda multilevel. L'organizzazione è composta da un
primo livello di promotori e finanziatori, costituito dai dirigenti del clan che
provvedono a controllare l'attività di traffico e spaccio tramite i loro affiliati diretti, e
formato, secondo la Procura Antimafia di Napoli, da Rosario Pariante, Raffaele
Abbinante, Enrico D'Avanzo e Arcangelo Valentino. Il secondo livello comprende chi
materialmente tratta la droga, l'acquista e la confeziona e gestisce i rapporti con gli
spacciatori, ai quali garantisce difesa legale in caso di arresto. Gli elementi di
maggiore spicco sono Gennaro Marino, Lucio De Lucia, Pasquale Gargiulo. Il terzo
livello è rappresentato dai capi-piazza, ossia membri del clan che sono a diretto
contatto con gli spacciatori, che coordinano i pali e le vie di fuga e curano anche
l'incolumità dei magazzini dove viene stoccata la merce e i luoghi dove viene tagliata.
Il quarto livello, il più esposto, è costituito dagli spacciatori. Ogni livello ha in sé dei
sottolivelli che si relazionano esclusivamente con il proprio dirigente di riferimento e
non con l'intera struttura. Quest'organizzazione permette di avere un profitto pari al 500
per cento dell'investimento iniziale.
Dinanzi al modello dell'impresa dei Di Lauro mi è sempre venuto in mente il
concetto matematico di frattale, come lo spiegano nei manuali, ovvero un casco di
banane cui ogni banana è a sua volta un casco di banane le cui banane sono caschi di
banane e così all'infinito. Il clan Di Lauro solo col narcotraffico fattura
cinquecentomila euro al giorno. Spacciatori, gestori dei magazzini, staffette, spesso non
sono parte dell'organizzazione ma semplici stipendiati. L'indotto dello spaccio è
enorme, migliaia di persone ci lavorano ma non sanno da chi sono dirette. Intuiscono
genericamente per quale famiglia camorristica lavorano, ma nulla di più. Qualora
qualche arrestato decidesse di pentirsi, la conoscenza della struttura sarà limitata a un