Page 178 - Gomorra
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potrebbe essere il tuo boia, o tu il suo. Non ti farà soffrire, ma sarà colui che ti lascerà
crepare da solo su un marciapiede o ti darà fuoco in un'auto. Tutti i costruttori sanno
che funziona in questo modo. E le ditte del sud danno garanzie migliori. Lavorano e
scompaiono e ogni guaio se lo risolvono senza clamore. Io so e ho le prove. E le prove
hanno un nome. In sette mesi nei cantieri a nord di Napoli sono morti quindici operai
edili. Caduti, finiti sotto pale meccaniche, o spiaccicati da gru gestite da operai
stremati dalle ore di lavoro. Bisogna far presto. Anche se i cantieri durano anni, le ditte
in subappalto devono lasciar posto subito ad altre. Guadagnare, battere cassa e andare
altrove. Oltre il 40 per cento delle ditte che operano in Italia sono del sud. Agro
aversano, napoletano, salernitano. A sud possono ancora nascere gli imperi, le maglie
dell'economia si possono forzare e l'equilibrio dell'accumulazione originaria non è
stato ancora completato. A sud bisognerebbe appendere, dalla Puglia alla Calabria, dei
cartelloni con il BENVENUTO per gli imprenditori che vogliono lanciarsi nell'agone
del cemento e in pochi anni entrare nei salotti romani e milanesi. Un BENVENUTO che
sa di buona fortuna dato che la ressa è molta e pochissimi galleggiano sulle sabbie
mobili. Io so. E ho le prove. E i nuovi costruttori, proprietari di banche e di panfili,
principi del gossip e maestà di nuove baldracche celano il loro profitto. Forse hanno
ancora un'anima. Hanno vergogna di dichiarare da dove vengono i propri guadagni. Nel
loro paese modello, negli USA, quando un imprenditore riesce a divenire riferimento
finanziario, quando raggiunge fama e successo accade che convoca analisti e giovani
economisti per mostrare la propria qualità economica, e svelare le strade battute per la
vittoria sul mercato. Qui silenzio. E il danaro è solo danaro. E gli imprenditori vincenti
che vengono dall'aversano, da una terra malata di camorra, rispondono senza vergogna
a chi li interroga sul loro successo: "Ho comprato a dieci e venduto a trecento".
Qualcuno ha detto che a sud si può vivere come in un paradiso. Basta fissare il cielo e
mai, mai osare guardare in basso. Ma non è possibile. L'esproprio d'ogni prospettiva
ha sottratto anche gli spazi della vista. Ogni prospettiva si imbatte in balconi, soffitte,
mansarde, condomini, palazzi abbracciati, quartieri annodati. Qui non pensi che
qualcosa possa cascare dal cielo. Qui scendi giù. Ti inabissi. Perché c'è sempre un
abisso nell'abisso. Così quando calpesto scale e stanze, quando salgo negli ascensori,
non riesco a non sentire. Perché io so. Ed è una perversione. E così quando mi trovo tra
i migliori e vincenti imprenditori non mi sento bene. Anche se questi signori sono
eleganti, parlano con toni pacati, e votano a sinistra. Io sento l'odore della calce e del
cemento, che esce dai calzini, dai gemelli di Bulgari, dalle loro librerie. Io so. Io so
chi ha costruito il mio paese e chi lo costruisce anche adesso. So che stanotte parte un
treno da Reggio Calabria che si fermerà a Napoli a mezzanotte e un quarto e sarà
diretto a Milano. Sarà colmo. E alla stazione i furgoncini e le Punto polverose
preleveranno i ragazzi per nuovi cantieri. Un'emigrazione senza residenza che nessuno
studierà e valuterà poiché rimarrà nelle orme della polvere di calce e solo lì. Io so