Page 176 - Gomorra
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palazzi che si edificano. Il talento del costruttore è quello del mediatore e del rapace.
Possiede la pazienza del certosino compilatore di documentazioni burocratiche, di
attese interminabili, di autorizzazioni sedimentate come lente gocce di stalattiti. E poi il
talento di rapace, capace di planare su terreni insospettabili sottrarli per pochi quattrini
e poi serbarli sino a quando ogni loro centimetro e ogni buco divengono rivendibili a
prezzi esponenziali. L'imprenditore rapace sa come usare becco e artigli. Le banche
italiane sanno accordare ai costruttori il massimo credito, diciamo che le banche
italiane sembrano edificate per i costruttori. E quando proprio non ha meriti e le case
che costruirà non bastano come garanzie, ci sarà sempre qualche buon amico che
garantirà per lui. La concretezza del cemento e dei mattoni è l'unica vera materialità
che le banche italiane conoscono. Ricerca, laboratorio, agricoltura, artigianato, i
direttori di banca li immaginano come territori vaporosi, iperurani senza presenza di
gravità. Stanze, piani, piastrelle, prese del telefono e della corrente, queste le uniche
concretezze che riconoscono. Io so e ho le prove. So come è stata costruita mezz'Italia.
E più di mezza. Conosco le mani, le dita, i progetti. E la sabbia. La sabbia che ha tirato
su palazzi e grattacieli. Quartieri, parchi, ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le
file infinite dei camion che depredavano il Volturno della sua sabbia. Camion in fila,
che attraversavano le terre costeggiate da contadini che mai avevano visto questi
mammut di ferro e gomma. Erano riusciti a rimanere, a resistere senza emigrare e sotto
i loro occhi gli portavano via tutto. Ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini
abruzzesi, nei palazzi di Varese, Asiago, Genova. Ora non è più il fiume che va al
mare, ma il mare che entra nel fiume. Ora nel Volturno si pescano le spigole, e i
contadini non ci sono più. Senza terra hanno iniziato ad allevare le bufale, dopo le
bufale hanno messo su piccole imprese edili assumendo giovani nigeriani e sudafricani
sottratti ai lavori stagionali, e quando non si sono consorziati con le imprese dei clan
hanno incontrato la morte precoce. Io so e ho le prove. Le ditte d'estrazione vengono
autorizzate a sottrarre quantità minime, e in realtà mordono e divorano intere montagne.
Montagne e colline sbriciolate e impastate nel cemento finiscono ovunque. Da Tenerife
a Sassuolo. La deportazione delle cose ha seguito quella degli uomini. In una trattoria
di San Felice a Cancello, ho incontrato don Salvatore, vecchio mastro. Una specie di
salma ambulante, non aveva più di cinquantanni, ma ne dimostrava ottanta. Mi ha
raccontato che per dieci anni ha avuto il compito di smistare nelle impastatrici le
polveri di smaltimento fumi. Con la mediazione delle ditte dei clan lo smaltimento
occultato nel cemento è divenuta la forza che permette alle imprese di presentarsi alle
gare d'appalto con prezzi da manodopera cinese. Ora garage, pareti e pianerottoli
hanno nel loro petto i veleni. Non accadrà nulla sin quando qualche operaio, magari
maghrebino, inalerà le polveri crepando qualche anno dopo e incolperà la malasorte
per il suo cancro.