Page 177 - Gomorra
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Io  so  e  ho  le  prove.  Gli  imprenditori  italiani  vincenti  provengono  dal  cemento.
            Loro stessi sono parte del ciclo del cemento. Io so che prima di trasformarsi in uomini
            di fotomodelle, in manager da barca, in assalitori di gruppi finanziari, in acquirenti di
            quotidiani,  prima  di  tutto  questo  e  dietro  tutto  questo  c'è  il  cemento,  le  ditte  in
            subappalto, la sabbia, il pietrisco, i camioncini zeppi di operai che lavorano di notte e
            scompaiono  al  mattino,  le  impalcature  marce,  le  assicurazioni  fasulle.  Lo  spessore
            delle pareti è ciò su cui poggiano i trascinatori dell'economia italiana. La costituzione

            dovrebbe mutare. Scrivere che si fonda sul cemento e sui costruttori. Sono loro i padri.
            Non Ferruccio Parri, non Luigi Einaudi, non Pietro Nenni, non il comandante Valerio.
            Furono i palazzinari a tirare per lo scalpo l'Italia affossata dal crac Sindona e dalla
            condanna  senza  appello  del  Fondo  Monetario  Internazionale.  Cementifici,  appalti,
            palazzi e quotidiani.


                 Nell'edilizia finiscono gli affiliati al giro di boa. Dopo che si fa una carriera da
            killer,  da  estorsore  o  da  palo,  si  finisce  nell'edilizia  o  a  raccogliere  spazzatura.
            Piuttosto  che  filmati  e  conferenze  a  scuola,  potrebbe  essere  interessante  prendere  i
            nuovi affiliati e portarli a fare un giro per cantieri mostrando il destino che li attende.
            Se  galera  e  morte  dovessero  risparmiarli  staranno  su  un  cantiere,  invecchiando  e
            scatarrando  sangue  e  calce.  Mentre  imprenditori  e  affaristi  che  i  boss  credevano  di

            gestire  avranno  committenze  milionarie.  Di  lavoro  si  muore.  In  continuazione.  La
            velocità di costruzioni, la necessità di risparmiare su ogni tipo di sicurezza e su ogni
            rispetto  d'orario.  Turni  disumani  nove-dodici  ore  al  giorno  compreso  sabato  e
            domenica. Cento euro a settimana la paga con lo straordinario notturno e domenicale di
            cinquanta euro ogni dieci ore. I più giovani se ne fanno anche quindici. Magari tirando
            coca. Quando si muore nei cantieri, si avvia un meccanismo collaudato. Il corpo senza

            vita viene portato via e viene simulato un incidente stradale. Lo mettono in un'auto che
            poi  fanno  cadere  in  scarpate  o  dirupi,  non  dimenticando  di  incendiarla  prima.  La
            somma che l'assicurazione pagherà verrà girata alla famiglia come liquidazione. Non è
            raro  che  per  simulare  l'incidente  si  feriscano  anche  i  simulatori  in  modo  grave,
            soprattutto quando c'è da ammaccare un'auto contro il muro, prima di darle fuoco con il
            cadavere dentro. Quando il mastro è presente il meccanismo funziona bene. Quando è
            assente spesso il panico attanaglia gli operai. E allora si prende il ferito grave, il quasi

            cadavere  e  lo  si  lascia  quasi  sempre  vicino  a  una  strada  che  porta  all'ospedale.  Si
            passa  con  la  macchina  si  adagia  il  corpo  e  si  fugge.  Quando  proprio  lo  scrupolo  è
            all'eccesso  si  avverte  un'autoambulanza.  Chiunque  prende  parte  alla  scomparsa  o
            all'abbandono  del  corpo  quasi  cadavere  sa  che  lo  stesso  faranno  i  colleghi  qualora
            dovesse accadere al suo corpo di sfracellarsi o infilzarsi. Sai per certo che chi ti è a

            fianco in caso di pericolo ti soccorrerà nell'immediato per sbarazzarsi di te, ti darà il
            colpo di grazia. E così si ha una specie di diffidenza nei cantieri. Chi ti è a fianco
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