Page 13 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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sinistra e di opposizione.
              Lo  stesso  avviene  con  l'atteggiamento  di  larghi  settori  della
          magistratura  e  delle  istituzioni  che  per  anni  erano  state  impegnate
          direttamente e in prima linea nella ricerca delle relazioni politiche e delle

          coperture istituzionali di Cosa nostra.

              Mentre  per  una  parte  del  vecchio  sistema  politico  comincia  il  tempo
          della  rilegittimazione  e  del  ritorno  all'impegno,  per  una  parte

          dell'opposizione, quella che con maggiore convinzione aveva delegato alla
          magistratura una sorta di missione etica, con l'obiettivo della demolizione
          per  via  giudiziaria  degli  equilibri  politico-mafiosi,  inizia  la  fase
          dell'autocritica e del rientro nella «normalità» delle relazioni tra i partiti.

          Per  altri  ancora  può  ricominciare  senza  impaccio  il  tempo  del
          consociativismo politico, senza più il vincolo interno ai partiti e l'indice della
          società civile puntato sul rispetto delle discriminanti antimafia.
              Nei  giorni  della  sentenza  Andreotti  bastava  essere  tra  i  banchi

          dell'Assemblea regionale siciliana, il parlamento regionale, come si chiama
          in Sicilia, per rimarcarne la specialità dei poteri conferitegli dallo statuto
          autonomista.
              Tutta  una  sinistra,  impegnata  per  anni  sul  fronte  «giustizialista»,  si

          ritrova  improvvisamente  garantista  o  quanto  meno  impacciata  e  pentita
          dei comportamenti politici precedenti.
              È  infastidita  dall'azione  della  magistratura  e  dagli  effetti  prodotti  dal
          processo  Andreotti  e  dalla  sua  sentenza  e  scarica  su  due  piemontesi

          estranei alla Sicilia ma per ragioni diverse legati ormai ad essa, Giancarlo
          Caselli e Luciano Violante, la responsabilità di quello che viene considerato
          un disastro politico e giudiziario.
              In realtà, una parte della sinistra moderata e dei Ds comincia a privarsi

          di  un  giudizio  critico  sull'andreottismo  come  cultura  e  pratica  della
          doppiezza  del  potere,  per  ridimensionare  il  peso  della  discriminante
          antimafiosa  nell'azione  politica,  nelle  relazioni  con  il  mondo  economico-
          imprenditoriale, nella costruzione delle alleanze e dei rapporti tra i partiti.

              Si chiude così un'intera stagione della vita politica e sociale, cominciata
          in  Sicilia  con  il  grande  risveglio  della  società  civile  seguito  alle  stragi
          mafiose  del  1992  e  caratterizzata  dall'intreccio  temporale  tra  i  nuovi
          processi politici e istituzionali e lo sviluppo dell'azione giudiziaria.

              Per  comprendere  cosa  sta  avvenendo  oggi,  qual  è  il  segno  dei
          mutamenti degli ultimi anni e come si sono ricollocate forze e protagonisti
          di una intera fase della vita politica, sociale e democratica della Sicilia, è
          necessaria  una  rilettura  di  quegli  anni,  delle  speranze  e  delle  delusioni,

          delle  attese  e  delle  contraddizioni  vissute  da  larghi  settori  della  società
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