Page 11 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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I. La transizione










                                                       La svolta


          Per  comprendere  il  processo  di  riorganizzazione  degli  equilibri  politico-
          mafiosi è utile tenere viva la memoria del 22 ottobre del 1999, giorno della

          lettura della sentenza di primo grado al processo per mafia contro Giulio
          Andreotti. Quel giorno segna una svolta. A rimarcarlo, appena il presidente
          del  tribunale  pronuncia  la  parola  «assoluzione»,  non  sarà  solo  l'evvai!
          urlato dalla giovane avvocata della difesa nell'aula bunker dell'Ucciardone

          di Palermo, ma il coro festante di tutti gli eredi della vecchia Democrazia
          cristiana:  da  Buttiglione  a  Marini,  da  Cossiga  a  Mancino,  da  Casini  a
          Mastella, da Castagnetti a D'Antoni, da La Loggia a Cuffaro.
              Per un giorno sono tutti uniti, abbattono le barriere che li dividono tra

          gli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra, ritrovano l'orgoglio di
          un'appartenenza e di un passato che non hanno mai rinnegato. Sono tutti
          consapevoli che quel giorno, più che con il loro passato, ha a che fare con il
          loro futuro.

              È  il  giorno  del  riscatto  bianco  sulla  procura  della  Repubblica rossa
          diretta  da  Giancarlo  Caselli,  sui  pentiti  pilotati,  sui  doppiogiochisti
          americani che, con l'autorizzazione al rientro in Italia del principale teste
          del processo, Tommaso Buscetta, avevano mollato il Senatore.

              E  -  perché  no?  -  è  il  giorno  della  rivincita  sugli  sciacalli  di  tutti  gli
          schieramenti che hanno fatto la loro fortuna politica divorando le spoglie
          della Prima Repubblica.
              È anche il momento della sconfessione di quella celebre relazione della

          commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Luciano Violante, che,
          nel 1993, sotto le pressioni dell'opinione pubblica e l'emotività provocata
          dalle stragi mafiose di Capaci e via D'Amelio, mise all'indice Andreotti e la
          sua corrente siciliana, costringendo al voto favorevole anche i commissari

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          parlamentari democristiani .
              Con Andreotti non viene assolto soltanto l'uomo e il dirigente politico
          chiamato  dalla  giustizia  a  rispondere  delle  proprie  responsabilità  penali.

          L'assoluzione  riguarda  una  filosofia  e  una  pratica  del  potere,  la  natura
          stessa del suo partito e delle sue classi dirigenti.
              Per questo si ritrovano tutti uniti, facendo cadere le differenze, i conflitti
          e  gli  odi  che,  per  cinquant'anni,  hanno  falcidiato  le  correnti  del  partito-
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