Page 655 - Shakespeare - Vol. 4
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ho mai inclinato, s’induriscano i cuori
               di chi m’ascolta, e i miei consanguinei
               maledicano la mia tomba!



              LEONTE
                               Non ho mai sentito
               che alcuno di questi vizi sfrontati

               avesse meno impudenza per negare di aver commesso il fatto,
               di quanta ne avesse per farlo.



              ERMIONE
                               Questo è vero, signore,
               però, è un commento che non mi riguarda.



              LEONTE

               Non volete ammetterlo.


              ERMIONE

                               Più che responsabile
               di ciò che ora mi torna col nome di colpa, non posso
               riconoscermi. Quanto a Polissene,
               con il quale sono accusata, confesso

               che l’amavo come meritava il suo onore
               e con l’affetto che conviene
               a una del mio grado; quell’affetto,
               e non altro, che voi stesso ordinavate:

               non aver fatto così sarebbe stato in me, credo,
               insieme disobbedienza e ingratitudine
               verso voi, e verso il vostro amico, il cui affetto
               per voi s’era dichiarato liberamente

               fin da quando poté parlare, da bambino,
               tutto vostro. Per la congiura poi
               non saprei dire che sapore abbia, anche
               se mi fosse servita qui per assaggiarla: tutto quel che so

               è che Camillo era un uomo onesto;
               e perché abbia lasciato la corte, gli stessi dei
               (se non ne sanno più di me) lo ignorano.
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