Page 640 - Shakespeare - Vol. 4
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(Entra il carceriere, con Emilia.)
Cara gentildonna,
come sta la nostra graziosa signora?
EMILIA
Come una così nobile e sventurata
possono stare insieme: tra spaventi e dolori
(che mai una signora delicata ne sopportò di maggiori)
ella, un po’ prima del tempo, s’è sgravata.
PAOLINA
Un maschio?
EMILIA
Una femmina; e una bella creatura,
sana, e piena di vita: la regina ne ha
grande conforto; dice; “Mia povera prigioniera,
sono innocente come te.”
PAOLINA
Son pronta a giurarlo:
queste nefaste, lunatiche stramberie del re,
sian maledette!
Bisogna che lo sappia, e lo saprà: è un compito
che s’addice meglio a una donna. Me ne occuperò io:
e se non gliela canto bene, mi caschi la lingua,
che non possa mai più far da trombetta
alla mia rabbia paonazza. Vi prego, Emilia,
esprimete la mia devozione alla regina:
se vorrà affidarmi la sua piccola neonata,
la mostrerò al re, e m’impegno ad essere
il suo più fervido avvocato. Chissà
che non si commuova alla vista dell’infante:
spesso il silenzio della pura innocenza
persuade, dove falliscono le parole.